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L'Ue approva il patto di migrazione e asilo: cosa cambia

Dalla solidarietà obbligatoria ma flessibile ai controlli alle frontiere, dopo 8 anni di discussioni politiche il pacchetto di 9 provvedimenti riforma il volto dell'accoglienza europea

Il nuovo patto per la migrazione e l'asilo, approvato dal Parlamento europeo il 10 aprile 2024, è un pacchetto legislativo composto da 9 provvedimenti diversi, che riforma l'attuale sistema di gestione delle politiche di accoglienza.

Dopo 8 anni di trattative l'Eurocamera raggiunge un'intesa, tra le proteste delle associazioni che denunciano la fine del diritto di asilo. Presentato alla Commissione Ue il 23 settembre 2020, corregge ma non stravolge il regolamento di Dublino.

 

Cosa prevede il Patto su migrazione e asilo?

 Il patto regola le gestione delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale, prevede però regole più stringenti per il controllo delle frontiere, accelerando il meccanismo di selezione tra chi dovrà essere rimpatriato e chi potrà restare nell'Unione.

 

 

Come avviene lo screening

  All'arrivo in un Paese di primo approdo i migranti saranno sottoposti a un'identificazione iniziale, le procedure prevedono anche la raccolta di dati biometrici (es. volti, impronte digitali) per i maggiori di 6 anni, finora il limite era 14 anni, informazioni che saranno poi inserite nella banca dati Ue Eurodac. L'iter di verifica pre-ingresso dovrà essere effettuato entro 7 giorni dall'arrivo, in appositi centri, all'interno dei quali i richiedenti asilo saranno sottoposti anche a controlli di salute e sicurezza.

 

Le procedure rapide alla frontiera

 Le nuove norme renderanno più efficiente l'esame delle domande di asilo. Quando il richiedente, arrivato alla frontiera in modo irregolare o salvato in mare, "è considerato un pericolo per la sicurezza nazionale o l'ordine pubblico, o se ha ingannato le autorità presentando false informazioni sulla identità o sulla nazionalità, o se proviene da Paesi con tassi di riconoscimento dell'asilo inferiori al 20% sarà sempre soggetto alla procedura di asilo alla frontiera immediatamente dopo lo screening". Si tratta di una procedura accelerata di frontiera, detta border procedure: i richiedenti asilo le cui domande verranno respinte, dovranno essere rimpatriati in meno di 12 settimane. Sono esclusi da tutto ciò i minori non accompagnati, a meno che non rappresentino un pericolo per la sicurezza. Per ogni Stato membro è previsto un tetto massimo di persone che potranno essere sottoposte a questa procedura, a livello europeo la capacità considerata adeguata è di 30mila posti di accoglienza e gli Stati membri dovranno garantire di essere in grado di svolgere le procedure di frontiera sul proprio territorio.

 

Il meccanismo di solidarietà

 In aiuto ai Paesi di primo approdo, sottoposti a una pressione migratoria in crescita, il patto parla di solidarietà obbligatoria ma flessibile, in quanto i singoli Stati membri potranno scegliere se ricollocare i richiedenti asilo nel loro territorio o se versare dei contributi finanziari. Il calcolo del contributo di ciascuno Stato membro si basa sulla dimensione della popolazione (50%) e sul suo Pil (50%), mentre ogni Paese è libero di decidere il tipo di contributo o una combinazione di questi. Le nuove misure stabiliscono la soglia minima per i ricollocamenti a 30 mila richiedenti e il contributo finanziario a 600 milioni di euro. Per ogni migrante non redistribuito si prevede il versamento di 20mila euro. 

 

Il Paese di primo ingresso

 Nonostante la volontà di superare Dublino, il nuovo patto introduce soltanto alcune modifiche al regolamento pre esistente: lo Stato di primo ingresso resta infatti responsabile del migrante irregolare. Quindi se il richiedente asilo si sposta singolarmente verso un altro Paese questo potrà rispedirlo a quello di primo approdo. Responsabilità che dura in genere due anni, ma che si riduce a uno in relazione a coloro che sono salvati in mare.

 

 

Le situazioni di crisi migratorie

 L'Eurocamera ha anche approvato un regolamento che prevede misure straordinarie nel caso si verifichi una situazione di crisi. A fronte di un'emergenza "lo Stato membro interessato dovrà presentare una richiesta motivata alla Commissione, che valuterà la situazione entro due settimane e adotterà una decisione. Presenterà inoltre una proposta al Consiglio su misure di solidarietà e deroghe, insieme a una raccomandazione che stabilisce le categorie di persone che dovrebbero avere diritto alla protezione prima facie". Se gli verrà accordata l'attivazione della situazione di crisi, le sue autorità nazionali potranno applicare misure più severe, compresi periodi più lunghi per le procedure di asilo: fino a dieci giorni per la registrazione del richiedente, e sei settimane in più per la border procedure.

 

 

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