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Kashoggi, otto condanne in Arabia Saudita tra polemiche e indignazione

Il giornalista dissidente scomparve nellʼottobre 2018 dopo essere entrato nel consolato saudita di Istanbul, dove lo attendeva un gruppo di sicari. La fidanzata "questa sentenza deride la giustizia" 

Un omicidio brutale che aveva choccato il mondo, adesso una sentenza che non smette di scatenare l'indignazione della comunità internazionale. Per l'omicidio di Jamal Khashoggi i giudici arabi hanno condannato in via definitiva 5 imputati a 20 anni. A renderlo noto la tv di Stato araba. Duro il commento da parte dell'Onu: "E' l'ennesimo atto di questa parodia della giustizia", queste sentenze "non hanno legittimità legale o morale".   

In Arabia Saudita gli omicidi vengono condannati solitamente con la pena di morte o l'ergastolo. Le pene vengono ridotte nel caso  in cui i familiari delle vittime "perdonino" l'assassino in cambio generalmente di soldi.  A maggio, la famiglia dell'ex editorialista del Washington Post aveva dichiarato di "perdonare" i killer, aprendo così la strada a una revisione della condanna a morte inflitta in primo grado a 5 imputati. Un annuncio giunto nelle ultime ore del mese di Ramadan, in linea con la tradizione islamica che permette simili gesti di clemenza, accompagnato da forti polemiche per i precedenti trasferimenti da parte delle autorità del Regno di denaro e altri beni ai figli del reporter.

 

Il verdetto saudita sul caso Khashoggi è "l'ennesimo atto di questa parodia della giustizia", queste sentenze "non hanno legittimità legale o morale". Così la responsabile Onu per le esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie Agnes Callamard, ha commentato su Twitter la sentenza che ha condannato a pene detentive otto persone per l'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi. Callamard ha denunciato il fatto che "i funzionari di alto livello che hanno organizzato l'esecuzione sono rimasti liberi fin dall'inizio" e il principe saudita Mohammed Bin Salman "è rimasto ben protetto da ogni tipo di indagine significativa nel suo Paese". 

 

 

"Una farsa". Così Hatice Cengiz, la fidanzata di Jamal Khashoggi, ha definito la sentenza del tribunale che in Arabia Saudita ha condannato a pene detentive otto persone in relazione all'omicidio del giornalista e ha accusato Riad d voler chiudere questo caso senza indicare il mandante dell'assassinio. "La comunità internazionale non accetterà questa farsa", ha twittato Hatice Cengiz. "Le autorità saudite hanno chiuso questo fascicolo senza che il mondo sappia la verità su chi è responsabile dell'omicidio di Jamal". 

 

Il giornalista saudita Jamal Khashoggi è scomparso nell'ottobre 2018 dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul, in Turchia. Riad inizialmente ha respinto qualsiasi accusa ma alla fine ha ammesso l'assassinio all'interno dell'ambasciata. La monarchia saudita ha sempre respinto con forza le accuse di aver avuto un ruolo nella morte di Khashoggi, affermando che l'omicidio sia stata opera di un'operazione canaglia. 

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