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Inchiesta Qatar, media: una parte dei soldi trovati a casa di Panzeri e di Kaili "emessa" in Belgio

Una buona notizia per le autorità belghe che in questo modo potranno risalire alla banca e all'identità della persona che ha effettuato il prelievo

Nell'inchiesta Qatar, una parte dei contanti trovati dalla polizia a casa di Antonio Panzeri e in quella di Eva Kaili, oltre che nelle borse che aveva il padre dell'eurodeputata ellenica, è stata emessa in Belgio.

È quanto rivela il quotidiano L'Echo. Quest'aspetto potrebbe consentire un progresso ulteriori nelle indagini della Procura. Come ricorda la stessa stampa belga, infatti, conoscendo il luogo di emissione sarà facile individuare la banca in cui sono state prelevate le mazzette, e "quindi il conto corrente e l'identità della persona che ha effettuato il prelievo".

Il sentiment all'intero del Parlamento Ue per l'inchiesta Qatar - "Disgustati e increduli" sono gli aggettivi più usati dai capigruppo dell'Eurocamera durante i loro interventi in aula al dibattito dedicato al Qatargate. Ma tra i corridoi e il Bar dei Cigni, l'eurobouvette, il tono dei deputati è molto differente. "Il problema delle lobby straniere è arcinoto agli addetti ai lavori, ma nessuno credeva si potesse arrivare a tanto", rivela un funzionario del Partito popolare europeo. Per l'Eurocamera arriva quindi la necessità di un giro di vite contro le ingerenze eccessive dei portatori d'interesse e a spingere sono proprio i socialisti. "Serve un organismo che vigili sulle attività delle lobby ma non servono solo regole, serve soprattutto coraggio per contrastare potenze che credono che la nostra democrazia sia in vendita", tuona in aula il francese Glucksmann. Da destra invece continuano a piovere accuse. "A quanto pare per qualcuno i diritti finiscono dove iniziano le borse di soldi", ironizza il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella. La proposta dell'esecutivo comunitario è quella di istituire "un corpo etico indipendente", una diga prima che lo scandalo si allarghi.

 

Le regole sull'attività di lobby ci sono ma esulano gli Stati sovrani - Ma le regole per monitorare le attività di lobby a Bruxelles già esistono, come il Registro Trasparenza approvato dai negoziatori del Consiglio Ue e dell'Euroacamera a marzo del 2021. Queste regole però non si applicano quando a fare lobby sono direttamente gli Stati sovrani. Sullo scandalo che travolge il Pe si allunga infatti l'ombra di uno scontro geopolitico ben più grande, una guerra tra le lobby dei Paesi del Golfo per motivi religiosi, politici, affaristici e per ingraziarsi i favori di Bruxelles. Non è un caso che proprio una delle eurodeputate socialiste coinvolte, Maria Arena, solo sei mesi fa abbia presentato all'aula un rapporto che accusava gli Emirati Arabi Uniti di corrompere eurodeputati e di agire per "screditare l'immagine dei Paesi rivali, come Qatar e Turchia". Rapporto di cui si fece promotore anche un altro italiano coinvolto, Niccolò Figà-Talamanca. Oltre duecento pagine focalizzate sulle attività di lobbying del "Gruppo di amicizia parlamentare Emirati Arabi Uniti-Ue" presieduto dall'eurodeputato spagnolo del Ppe Antonio López-Istúriz White. Gruppi di amicizia bilaterale dunque usati per tessere relazioni e scambiare favori, attività che oggi si cerca di portare sotto la lente di un nuovo regolamento.

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