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Elezioni Israele, exit poll: Netanyahu e alleati in vantaggio

L'ex primo ministro potrebbe ottenere la maggioranza necessaria per formare il governo e far uscire il Paese da uno stallo durato tre anni

Elezioni Israele, exit poll: Netanyahu e alleati in vantaggio - foto 1
Ansa

Gli exit poll in Israele dopo il voto indicano che l'ex primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi alleati potrebbero aver ottenuto abbastanza seggi per tornare al potere dopo tre anni e mezzo di stallo politico.

I sondaggi di tre importanti emittenti televisive israeliane indicano che Netanyahu ei suoi alleati avrebbero conquistato la maggioranza di 61 seggi in parlamento necessaria per formare un nuovo governo.

 

Il fronte di Netanyahu avrebbe 61 seggi (62 secondo alcune tv) alla Knesset su 120, quello di Lapid 55, Hadash taal (sinistra) 4. Questo il risultato delle elezioni in Israele secondo i primi exit poll diffusi dai media che confermano il Likud di Netanyahu al primo posto con 30 e Lapid secondo con 24. Secondo gli stessi exit poll, il sionista religioso Itamar Ben Gvir avrebbe ottenuto 14 seggi, il centrista Benny Gantz 11. I religiosi di Shas 10 deputati, 6 i Laburisti, 6 la sinistra del Meretz, 5 il partito islamista di Mansour Abbas, il nazionalista laico Avigdor Lieberman 4.

 

Ultradestra vola a 14 seggi, fuori nazionalisti arabi - Grande successo elettorale per Itamar Ben Gvir, il leader della lista della destra radicale "Sionismo religioso" (assieme con Bezalel Smotrich) che - secondo l'exit poll di Canale 12 - si sarebbe aggiudicato almeno 14 seggi su 120 nella prossima Knesset e che ha conquistato una posizione di forza nei confronti del Likud di Benyamin Netanyahu. La lista araba nazionalista Balad, secondo questo exit poll, non sarebbe invece riuscita a superare la soglia di ingresso. Ma fonti di Balad sostengono che con lo spoglio dei voti questa situazione potrebbe mutare e che "la meta non è tanto lontana". Esclusa inoltre dalla prossima Knesset, secondo questo exit poll, la lista nazional-religiosa ebraica 'Bait Yehudi' di Ayelet Shaked.

 

 


Il voto segna anche il boom del Sionismo religioso di Itamar Ben Gvir, il radicale di destra anti-arabo dalle venature razziste che vuole annettere l'intera Cisgiordania senza concedere diritti ai palestinesi, che intende attenuare le regole di ingaggio per soldati e agenti e picconare la Corte Suprema, baluardo della costituzionalità israeliana. Lui - e il suo sodale Bezalel Smotrich - sono accreditati di 14/15 seggi: una vittoria storica, secondo tutti gli analisti e i commentatori. Una vittoria che Ben Gvir ha già ipotecato chiedendo nei giorni scorsi il ministero della Pubblica sicurezza. Sarà difficile per Netanyahu fare a meno di quei seggi, anche se Usa e Paesi del Golfo, con in testa gli Emirati Arabi, hanno ammonito l'ex (e futuro) premier che l'ingresso al governo di Ben Gvir non potrà che avere ricadute negative sugli Accordi di Abramo.

 

Reggono poi i partiti religiosi, i Laburisti, la sinistra Meretz, il partito arabo islamista di Mansour Abbas (grande alleato di  Lapid), mentre restano fuori i comunisti di Hadash Taal. Il dato eclatante è stato comunque quello dell'affluenza: 71,3%, quasi 12 punti in più delle elezioni del marzo 2021 e la più alta dal 2015. Consci della posta in palio per sbloccare l'impasse politica che ha attanagliato Israele, tutti i partiti - nessuno escluso - hanno ripetutamente chiamato il proprio elettorato ad andare alle urne. A cominciare dal premier Yair Lapid che - dopo aver votato di buona mattina nel seggio vicino alla sua abitazione in un sobborgo di Tel Aviv insieme alla moglie Lihi - ha spronato gli israeliani ad esprimere le proprie scelte.  "Andate e votate oggi per il futuro dei nostri figli e per quello del nostro Paese". Non è stato da meno Benyamin Netanyahu. Come fatto in tutte le elezioni passate, l'ex premier ha  martellato dal suo sito Facebook chiamando incessantemente i sostenitori del suo Likud ad andare alle urne.

 

Oggi ha fatto il giro di alcuni centri commerciali sostenendo che l'affluenza della sinistra era alta, mentre la destra è a far compere. Lo stesso pressing ha compiuto Ben Gvir, che ha addirittura affittato un elicottero per recarsi nella zona centrale del Paese. Ben Gvir - contro il quale tutta l'attuale blocco di Lapid ha fatto muro denunciandone quella che ha definito ideologia razzista e fascista - ha votato a Kiryat Arba, un insediamento ebraico in Cisgiordania. In serata l'appello finale sia di Lapid sia di Netanyahu: entrambi per mobilitare i propri elettori hanno sottolineato che i blocchi erano "testa a testa". Ma alla fine sembra averla spuntata il Mago, altro soprannome di Netanyahu. Ora - se i dati reali confermeranno gli exit poll - spetta al presidente Isaac Herzog avviare le consultazioni: e il nome in cima della lista è di nuovo quello di Benyamin Netanyahu.

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