La condanna a 7 anni è stata inflitta al giornalista australiano Peter Greste e a quello egiziano-canadese Mohamed Fahmi, capo dell'ufficio di corrispondenza di Al Jazeera in Egitto prima che l'emittente fosse bandita dal Paese. Mentre il produttore egiziano Baher Mohamed dovrà scontare 10 anni complessivi di cui 7 come i colleghi più 3 per una pena accessoria, hanno precisato le fonti al tribunale. La stessa pena ai 12 contumaci tra cui compaiono un britannico e una canadese. L'accusa aveva chiesto tra i 15 e i 25 anni di carcere. I giornalisti sono accusati di aver sostenuto il Fratelli Musulmani del presidente destituito Mohammed Morsi, oggetto di una sanguinosa repressione.
Arrestati a dicembre - I tre erano detenuti da quasi 160 giorni. Greste e Fahmy furono arrestati il 29 dicembre 2013 a Il Cairo mentre coprivano per Al Jazeera le sommosse dei pro-Morsi uccisi dall'esercito. I due reporter, che lavoravano senza l'accredito obbligatorio per tutta la stampa, furono ammanettati dalla polizia in una stanza d'hotel allestita a ufficio.
Al Jazeera: "Verdetto ingiusto" - Il direttore di Al Jazeera Mustafa Sawaq ha denunciato come "ingiusta" la condanna dei propri giornalisti e ne ha chiesto l'annullamento. In un intervento televisivo Sawaq si è detto "shoccato" dalla pesantezza delle pene comminate.
Sconcerto dell'Australia - Anche il governo australiano ha commentato la sentenza definendosi "shoccato e preoccupato" per la condanna dei giornalisti tra cui l'australiano Peter Greste. Lo riferiscono i media di Canberra.