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Dazi Usa, Trump approva due decreti commerciali: "Siamo in guerra"

Il capo della Casa Bianca vuole porre fine alla mancata riscossione delle multe anti-dumping e anti-sussidi sulle importazioni

"Siamo in guerra per questo firmo questi due ordini esecutivi, per porre fine a tutti questi abusi".

Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, firmando 2 decreti sul commercio. L'obiettivo è quello di eliminare le pratiche che avrebbero danneggiato l'economia nazionale, aumentando il deficit commerciale e riducendo i posti di lavoro per i cittadini statunitensi. "Il mio messaggio è chiaro: chi viola le regole paga".

Il capo della Casa Bianca infatti vuole porre fine alla mancata riscossione delle multe anti-dumping e anti-sussidi sulle importazioni. Una guerra commerciale senza esclusione di colpi che l'America dichiara non solo all'Europa, minacciando "superdazi", ma a tutti gli altri principali partner: dalla Cina al Giappone, dal Messico alla Corea del Sud.

Le parole del ministro del Commercio Wilbur Ross sono state dure, e hanno anticipato di poche ore l'offensiva senza precedenti lanciata da Donald Trump, con la firma di due decreti che intendono porre fine a quelli che il presidente americano definisce "abusi" perpetrati nei confronti degli Usa.

In Europa cresce la preoccupazione per le "tariffe punitive" - In Europa cresce la preoccupazione per la minaccia di imporre "tariffe punitive" su alcuni prodotti-simbolo dei Paesi Ue, comprese alcune icone del "made in Italy" come la Vespa. "Una guerra commerciale non farebbe bene a nessuno", ammonisce il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda. Mentre per il premier Paolo Gentiloni, che a maggio ospiterà il G7 a Taormina, è più che mai necessario aprire di più le economie: "Nessuna ambiguità. Bisogna scommettere ancora sul libero mercato e la libertà di commercio, il più grande motore di crescita della storia", afferma il presidente del Consiglio al 'B7 Business Summit'.

Washington accusa le Potenze straniere - La Casa Bianca ritiene invece che i 500 miliardi di dollari di deficit commerciale statunitense - di cui oltre 340 miliardi con la Cina - sarebbero il risultato della debolezza nei confronti delle altre potenze esportatrici, che Trump attribuisce alle politiche di libero scambio dei suoi predecessori, in primis Barack Obama. Politiche che penalizzano le imprese e i posti di lavoro americani. Il tycoon ha ripetuto questo concetto ossessivamente durante la campagna elettorale, e ora ha deciso di passare dalle parole ai fatti. Di tradurre in azioni concrete quella promessa di nazionalismo economico, di protezionismo sintetizzata nello slogan "America First".

Tensione tra Stati Uniti e Cina - "Siamo da anni in una guerra commerciale - ha spiegato Ross - ma adesso la differenza è che le nostre truppe alzeranno i bastioni. Perché gli Usa non si ritrovano in deficit commerciale per caso. E la Cina, senza il suo enorme surplus commerciale, non sarebbe mai potuta crescere ai tassi con cui è cresciuta la sua economia". Affermazioni pesanti a pochi giorni dalla visita negli Usa del leader di Pechino Xi Jinping, per il suo primo incontro con Donald Trump. Un faccia a faccia che si svolgerà in Florida e che si preannuncia non meno teso di quello avuto pochi giorni fa alla Casa Bianca con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Lo stesso Trump in un tweet non nasconde come l'appuntamento della prossima settimana con Xi "sarà molto difficile".