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Cop27, accordo in vista: sì al fondo "loss & damage" | Macron: "E' insufficiente"

Gli Stati ricchi hanno concordato d'istituire un ristoro per le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale ai Paesi più poveri e vulnerabili. Resta ancora da approvare il documento finale

Cop27, accordo in vista: sì al fondo "loss & damage" | Macron: "E' insufficiente" - foto 1
Ansa

Alla Cop27 di Sharm el Sheikh, a un passo dalla rottura, l'accordo sembra essere stato trovato.

I Paesi ricchi guidati da Usa e Ue, e quelli emergenti e in via di sviluppo guidati dalla Cina, hanno concordato di istituire un fondo per ristorare le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale negli Stati più poveri e vulnerabili. Era il punto più spinoso della trattativa, quello sul quale ha rischiato di saltare il tavolo. Resta, però, critico il presidente francese Emmanuel Macron: "Un fondo unico loss & damage è insufficiente".

 

 

All'accordo mancano ancora le ultime limature e l'ok definitivo è atteso entro domenica. Ma il rischio di un fallimento della Cop, di una conferenza che finiva senza risultati tangibili, sembra essere stato sventato. A Sharm sarà nominata una commissione di esperti, che porterà il progetto del fondo alla prossima Cop28 di Dubai, l'anno prossimo.

 

La giornata a Sharm era cominciata malissimo. Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, aveva annunciato che la Ue era pronta a lasciare il negoziato se non si arrivava ad un accordo accettabile. L'Unione qualche giorno fa aveva detto sì controvoglia al fondo per i "loss & damage", chiesto a gran voce dai Paesi del G77+Cina, guidati da Pechino.

 

L'Unione temeva che sarebbe stato troppo oneroso e avrebbe richiesto troppo tempo, e preferiva aggiornare gli strumenti esistenti. Ma di fronte alla posizione compatta del G77 e della Cina, la Ue aveva finito per cedere. Tuttavia, aveva messo delle condizioni. Il fondo doveva essere destinato solo ai Paesi più vulnerabili, e non a tutti i paesi in via di sviluppo, fra i quali risultano ancora superpotenze come Cina e India. E doveva essere finanziato dalla più ampia base di donatori, quindi anche dalla Cina, che invece voleva scaricare l'onere solo sull'Occidente.

 

Inoltre, in cambio del suo sì al fondo, l'Ue chiedeva che alla Cop27 si confermassero tutti gli ambiziosi impegni di mitigazione del cambiamento climatico presi l'anno scorso alla Cop26 di Glasgow. In particolare, l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Un vincolo sgradito alla Cina, che vuole sì impegnarsi per la decarbonizzazione, ma non vuole prendere troppi impegni con l'esterno.

 

La notte fra venerdì e sabato, la presidenza egiziana ha presentato una bozza sui "loss & damage", che non teneva conto della proposta europea. L'Unione a quel punto ha deciso di imputarsi. E il muso duro europeo ha dato i suoi risultati. Nel pomeriggio di sabato, la Cina e il G7 hanno detto sì a indicare nel documento finale che i destinatari degli aiuti saranno i Paesi più vulnerabili, e che sarà ampliata la platea dei donatori.

 

Nella serata di sabato rimaneva da definire la salvaguardia del target di 1,5 gradi di riscaldamento massimo fissato a Glasgow. Ma l'accordo era ormai a portata di mano. "Trent'anni di pazienza. Il giorno è arrivato. E' fatta. Questo è un momento unico", ha esultato su Twitter il capo negoziatore africano, il guineano Alpha Kaloga. Per l'ambientalista indiano Harjeet Singh, il nuovo fondo "dà speranza ai popoli vulnerabili di ottenere aiuto adeguato per riprendersi dai disastri climatici e ricostruire le loro vite".

 

 

Sugli altri temi in discussione, l'ultima bozza di documento finale della Cop27 (ancora da approvare) riconosce che per mantenere il target di 1,5 gradi è necessario un taglio delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Viene deciso l'aggiornamento degli impegni di decarbonizzazione degli stati (Ndc) entro la Cop28 del 2023 e si ribadiscono gli impegni di Glasgow per la riduzione della produzione elettrica a carbone e delle emissioni di metano. Si riconosce infine il ruolo decisivo delle rinnovabili, ma non si prende nessun impegno per la riduzione dei combustibili fossili.

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