IL PERSONAGGIO

Chi è Liz Truss, la nuova premier britannica | Dal paragone con la Thatcher al suo programma

È stata votata per succedere al dimissionario Boris Johnson da 81.326 membri del partito dei Tory, che l'hanno preferita all'ex capo del tesoro Rishi Sunak, che ha ottenuto 60.399 voti. È la terza donna a Downing Street

05 Set 2022 - 15:43
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Liz Truss è la nuova premier britannica. Downing Street apre le porte alla terza donna che, nella storia del Paese, ricoprirà l'incarico di primo ministro, dopo le conservatrici Margaret Thatcher e Theresa May. Truss è stata votata per succedere al dimissionario Boris Johnson da 81.326 membri del partito dei Tory, che l'hanno preferita all'ex capo del tesoro Rishi Sunak, che ha ottenuto 60.399 voti.

Leader dei Tory, Liz Truss è la nuova premier britannica

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Chi è la nuova premier inglese - Mary Elizabeth Truss, detta Liz, è nata a Oxford, in Inghilterra, il 26 luglio 1975. È membro del partito conservatore britannico. Figlia di un professore di matematica e di un'infermiera, la nuova premier inglese ha frequentato un liceo pubblico a Leeds (nel nord della Gran Bretagna) e ha poi studiato filosofia, politica ed economia all'Università di Oxford, dove per un breve periodo ha fatto parte dei liberaldemocratici centristi e ha chiesto l'abolizione della monarchia. Sposata con Hugh O'Leary, da cui ha avuto due figlie adolescenti, Truss ha lavorato come economista per l'azienda energetica "Shell" e per un'altra di telecomunicazioni "Cable and Wireless". Ancora, anche per un think tank di destra.

La carriera politica - Si è impegnata nella politica conservatrice e ha sposato le idee di Margaret Thatcher del libero mercato. Si è candidata due volte al Parlamento senza però centrare l'obiettivo della vittoria, prima di essere eletta nel 2010 nel seggio di Southwest Norfolk, nell'Inghilterra orientale. Al referendum del 2016 sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea si era schierata tra le fila dei sostenitori del "remain". Poi, però, ha fatto parte dell'esecutivo guidato da Boris Johnson, "pro Brexit". Nel governo di BoJo, Truss ha ricoperto il ruolo di segretaria al Commercio e poi agli Esteri, guadagnandosi le simpatie dei brexiteer del partito conservatore. Come ministra degli Esteri è stata in prima linea nel sostegno all'Ucraina e alle sanzioni occidentali contro la Russia. Ha anche avuto un ruolo decisivo nel braccio di ferro tra Londra e Bruxelles per gli accordi commerciali post-Brexit.

Il richiamo con la Thatcher - Il richiamo al modello di Margaret Thatcher, la prima ad avere la leadership governativa britannica, è stato il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. I suoi sostenitori hanno azzardato a definirla la nuova "Lady di ferro". Il paragone con la Thatcher è venuto fuori soprattutto da outfit e pose molto simili: il tailleur con fiocco anni '70 riesumato dal guardaroba della defunta per il primo dibattito televisivo della sfida con gli altri candidati al dopo Boris alla foto scattata a bordo di un carro armato dell'esercito britannico in Europa orientale (simile a quella della Lady di ferro durante la guerra fredda).

Le posizioni rispetto alla guerra in Ucraina - In qualità di ministro degli Esteri, Truss si è espressa più volte sull'invasione russa in Ucraina, assumendo spesso posizioni anche molto nette: ferma condanna della linea politica di Vladimir Putin e sostegno ai Paesi occupati dalla Russia. "Vogliamo vedere la Russia lasciare tutti i territori che ha invaso. Penso che Putin non debba ricavare alcuna ricompensa per le orribili atrocità che sono state compiute in Ucraina. Putin e la Russia devono essere chiamati a rispondere dei crimini di guerra", ha dichiarato la neoeletta premier britannica in un'intervista di fine maggio al Corriere della Sera. Parole molto dure dietro le quali c'è chi ha visto la proposta di sottoporre Putin a un processo in stile Norimberga, ipotesi che Truss ha così commentato: "Quel che voglio vedere è che la gente sia chiamata a rispondere di ciò che ha fatto".

Il futuro - A Liz Truss toccheranno i compiti di cercare di unificare e rilanciare un partito e un Paese in crisi fra scandali, emergenza energetica, inflazione, scioperi, pulsioni secessioniste, contraccolpi post Covid e post Brexit. 

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