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Cameron: "Video dell'Isis? Propaganda di un'organizzazione in crisi"

Il premier britannico commenta il filmato che mostra lʼesecuzione di cinque presunte spie inglesi: "Disperati perché perdono territorio"

Cameron:
agenzia

"Il frutto della disperazione di un'organizzazione che sta perdendo territorio".

Così David Cameron bolla l'ultimo video rilasciato dai miliziani dell'Isis che mostra l'esecuzione di cinque presunte spie inglesi.

Nel corso di una visita alla periferia est di Londra, il premier britannico - definito nel filmato "un imbecille schiavo della Casa Bianca" - è intervenuto direttamente per commentare le immagini che stanno facendo il giro del mondo. "L'Isis si sta alienando sempre di più le simpatie e gli appoggi di chiunque, e questo mostra ancora una volta contro quale tremenda organizzazione ci stiamo battendo".

Per Downing Street il video sarebbe soltanto un tentativo di distrarre affiliati e simpatizzanti del Califfato dalle recenti sconfitte militari, l'ultima delle quali è la perdita della strategica roccaforte irachena di Ramadi, ma "serve per ricordarci della barbarie di Daesh".

"Ci odiano non per quello che facciamo, ma per quello che siamo: perché siamo una nazione forte, tollerante, democratica, multireligiosa e multietnica", ha commentato Cameron, dicendosi convinto che l'Isis sarà annientato, anche se il traguardo potrebbe essere ancora distante.

Intanto, gli 007 inglesi stanno analizzando il video, nel tentativo di individuare il miliziano che vi appare - definito "il nuovo jihadi John" per l'accento britannico che lo accomuna al jihadista-boia dei precedenti filmati - e le sue vittime. Quattro delle cinque "spie britanniche" uccise nel video sarebbero cittadini siriani di età compresa fra i 25 e i 40 anni, mentre è ancora incerta l'origine del quinto uomo, un 31enne.

In base al riconoscimento vocale, il giovane giustiziere sarebbe invece nato in Gran Bretagna da una famiglia originaria del sud-est asiatico. Le ricerche si concentrano soprattutto fra i 300 cittadini britannici partiti dal 2012 per Siria e Iraq per unirsi ai terroristi dell'Isis.