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Belgrado, strage a scuola: 13enne apre il fuoco in classe, almeno nove morti

Lo studente di seconda media Kosta K. ha sottratto l'arma al padre e ha aperto il fuoco una volta entrato in classe. La strage era pianificata da almeno un mese

Nove morti e almeno sette feriti: è questo il primo bilancio della sparatoria verificatasi mercoledì mattina alla scuola primaria Vladislav Ribnikar, in pieno centro a Belgrado.

Ad aprire il fuoco è stato uno studente di seconda media, il 13enne Kosta K., che con un pistola calibro 9 sottratta al padre si è presentato in classe, aprendo il fuoco contro l'insegnante, rimasta ferita, e alcuni dei compagni presenti. Un custode della scuola è rimasto ucciso nel tentativo di fermare l'aggressore. Almeno cinque i bambini feriti. Il ragazzo è stato arrestato. Nelle ore successive sono finiti in manette anche i genitori.

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La strage degli studenti

 Non si conosce il movente della strage. Secondo l'agenzia di stampa serba Tanjug, che cita fonti del ministero dell'Interno, nella sparatoria in una scuola primaria di Belgrado sono rimasti uccisi otto allievi e un guardiano dell'istituto. Altri sei ragazzi e una insegnante sono rimasti feriti. Il 13enne che ha aperto il fuoco in classe è stato successivamente fermato e arrestato dalla polizia, intervenuta dopo aver ricevuto una segnalazione intorno alle 8.40. Le forze dell'ordine hanno successivamente rilasciato un comunicato in cui hanno indicato di non conoscere ancora il movente. 

 

Legale: killer non punibile, ha meno di 14 anni

 L'autore della strage, secondo la legge serba non è penalmente responsabile poiché non ha ancora compiuto 14 anni. Lo ha detto l'avvocato Aleksandar Cvejic, citato dalla Tanjug. A suo dire, il ragazzo dopo l'interrogatorio da parte della polizia in presenza dei genitori potrà essere rilasciato e rimandato a casa.  

 

 

Attentato pianificato da un mese

 Secondo la polizia, Kosta K. aveva pianificato il suo gesto da almeno un mese. Il ragazzo era in possesso di una piantina della scuola e di un elenco di compagni di scuola da uccidere. È stato lo stesso pluriomicida a chiamare la polizia, informandola di aver sparato a tante persone, ma non ha chiarito il motivo della strage. Il quattordicenne aveva anche quattro bottiglie molotov.

 

Arrestati i genitori

 La polizia serba ha arrestato i genitori del ragazzo. Lo riporta l'agenzia di stampa russa Ria Novosti. Il padre deteneva legalmente la pistola usata nella sparatoria ma il ministro dell'Interno Bratislav Gasic ha fatto sapere che saranno adottate misure legali anche nei suoi confronti. Non è chiara quale sia l'accusa nei confronti della donna. 

 

Le testimonianze

 Intervistato dai media locali, il padre di una delle studentesse presenti al momento della sparatoria ha rivelato che il giovane si era unito di recente alla classe. Nonostante le leggi piuttosto severe che limitano fortemente la circolazione di armi da fuoco in tutta la Serbia, a causa della guerra e dei disordini avvenuti nel corso degli Anni Novanta sono tanti gli armamenti illegali arrivati nel paese e mai registrati.

 

Pare che il ragazzo abbia sparato anche contro un docente. I media riferiscono di genitori terrorizzati giunti a scuola cercando di trovare i figli. "Ha sparato prima all'insegnante e poi ai bambini che si sono nascosti sotto i banchi", ha detto il padre di una studentessa, Milan Milosevic, alla tv N1, citando il racconto della figlia. "Ha riferito che era un ragazzo tranquillo e un bravo studente", ha aggiunto spiegando che la figlia era a lezione di storia quando è avvenuta la sparatoria.

 

Le immagini trasmesse dai media locali mostrano il momento dell'arresto del ragazzo, mentre viene portato a volto coperto dagli agenti verso un'auto parcheggiata in strada.

 

Le sparatorie di massa in Serbia e nell'intera regione balcanica sono estremamente rare e negli ultimi anni non se ne sono registrate nelle scuole. Nell'ultima sparatoria di massa, nel 2013, un veterano della guerra dei Balcani uccise 13 persone in un villaggio della Serbia centrale. Gli esperti tuttavia hanno ripetutamente messo in guardia per il numero di armi rimaste nel Paese dopo le guerre degli anni '90, sottolineando che l'instabilità decennale derivante dai conflitti e le attuali difficoltà economiche potrebbero portare a episodi del genere.

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