Sul quotidiano Libero di domenica 14 novembre, nella rubrica Soggetti Smarriti, Alessandro DellOrto intervista Maurizio Cocciolone, che si racconta per la prima volta in esclusiva a ventanni dalla Guerra del Golfo. "Finora non ho mai parlato per scelta. Allinizio cera troppo trambusto, non ero preparato e la stessa Aeronautica non era in grado di gestire un evento mediatico così"
Ora, però, sono cambiate molte cose. Il 18 gennaio 1991 il Tornado pilotato dalla coppia Cocciolone-Bellini bombardò Kuwait City, ma poi fu abbattuto dalla contraerea irachena. "Cera una baraonda mai vista, uno sbarramento di fuoco. La notte era illuminata a giorno, sembrava di trovarsi a Capodanno, in una grande metropoli, nel mezzo di una parata di fuochi dartificio
Viaggiavamo a circa 1000 km orari e a 30 metri da terra, grazie al sistema radar di bordo. Ci sono stati pochi attimi per decidere il da farsi, tra la vita e la morte. Non restava che lanciarsi.
Cocciolone fu fatto prigioniero e due giorni dopo la cattura venne mostrato un video in cui, con il viso tumefatto, veniva interrogato e ripeteva quasi meccanicamente My name is Maurizio Cocciolone.
"Ero tenuto in un loculo di 3 metri per due. Non avevo un materasso e mi sdraiavo a terra, senza coperte
Mi portavano una brocca di acqua sporca e, un giorno sì e uno no, una fetta di pane
Ho subito le torture del metodo iracheno
Per i colpi ricevuti ho perso alcuni denti e la lingua mi si è staccata quasi completamente". Dopo 45 giorni di prigionia fu rilasciato e rientrò in Italia, dove però finì al centro di alcune polemiche. "Non sono e non mi sono mai sentito un eroe, ho fatto sempre e solo il mio dovere
Però non ho avuto grande supporto e spesso mi sono sentito usato, a fini mediatici ovviamente, in vari ambiti. Di fatto le istituzioni mi hanno abbandonato a me stesso
".
Cocciolone oggi
Maurizio ora ha 50 anni, è appassionato e intenditore darte e progetta di trasferirsi in Brasile quando tra pochi anni andrà in pensione. Nel 2005 è stato impegnato in una missione di pace in Afghanistan e ha costruito dal nulla la base italiana di Herat: "Esperienza unica. Indimenticabile. Per me e la Forze Armate un grande orgoglio: la più grande operazione logistica dellAeronautica del secondo dopoguerra, dal 45 a oggi.
Cocciolone ha raccontato di essere ancora in buoni rapporti con Bellini: "Seppure a distanza per le lontanissime sedi di lavoro, di tanto in tanto ci sentiamo e chattiamo su Facebook".