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Assalto chiesa,"Non va sempre bene"

02 Nov 2010 - 17:14

"Le forze per liberare gli ostaggi sono forze principalmente addestrate per questi incarichi. E quindi non sono forze normali di fanteria, ma sono forze speciali con incarichi di antiterrorismo". A spiegare come agisconoi militari in situazioni di criticità, è Andrea Margelletti, esperto militare e presidente del Centro studi internazionali.

Come si svolgono gli interventi, come quello avvenuto domenica scorsa nella chiesa di Bagdad?
Prima occorre acquisire le informazioni per capire quanti sono i terroristi, che tipologia di armi hanno e naturalmente com’è fatto l’interno del luogo in cui si deve intervenire. Quindi quante stanze ci sono, come sono fatte le porte, il numero di finestre e così via. Tutto quello che può portare ad avere un quadro chiaro della situazione. Per fare questo si usano dalle planimetrie delle abitazioni, e - naturalmente - degli strumenti di intelligence come, ad esempio, alcune sonde che, con le fibre ottiche, sono in grado di entrare dentro un’abitazione senza essere visti e poter avere una sorta di panoramica di che cosa sta avvenendo all’interno.

Come funzionano queste sonde?
Si fanno dei piccolissimi buchi e si inseriscono queste sonde di fibre ottiche collegate ad un videoregistratore. Quindi, da fuori, si riesce a vedere cosa avviene dentro. Sono tecnologie consolidate. Ovviamente più passano gli anni, più la tecnologia è matura e le cose sono sempre più piccole.

Una volta esaminato il luogo in cui le forze speciali devono intervenire, cosa succede?
Bisogna stabilire quanti terroristi ci sono, come sono armati, dove sono tenuti gli ostaggi. Poi si avvia la negoziazione. C’è del personale che ha un addestramento specifico per negoziare, per cercare di far arrendere queste persone. Nell’ipotesi in cui la negoziazione non vada a buon fine, si procede.

Come si possono classificare gli interventi?
Gli interventi sono sempre di due tipi. Il primo è quello che ha maggiori capacità di successo si chiama “deliberato”. Ovvero più passa il tempo, più naturalmente le forze dell’ordine, le forze speciali in senso generale, hanno tempo per avere informazioni e, quindi, per procedere a una migliore pianificazione di cosa fare. E’ un intervento che ha un’attenta gestione. La più precisa possibile. La seconda tipologia è il cosiddetto “intervento d’urgenza”. Ovvero se incominciano ad uccidere gli ostaggi, bisogna per forza entrare nel luogo per evitare una strage. E lo si fa con le informazioni che si hanno a disposizione, anche se poche.

Come definirebbe l’intervento delle forze di sicurezza nella chiesa di Badgad?
E’ un intervento deliberato.

Nonostante ci siano state 52 vittime?
Questo non vuol dire che le cose vadano sempre bene.

Le immagini del video - diffuso sulla rete - potrebbero essere state riprese dalle forze speciali?
Dovrei vederle per poterlo confermare. Comunque sulle armi dei tiratori scelti vengono montate delle telecamere proprio sul mirino, in modo tale che il comandante delle forze speciali possa avere tutto il quadro di quello che sta accadendo per prendere eventuali decisioni. Quindi potrebbero essere immagini riprese dalle forze speciali che erano appostate fuori dalla chiesa.

Le nuove tecnologie stanno cambiando le modalità di intervento?
Quello che sta cambiando moltissimo sono soprattutto le tecnologie per acquisire le informazioni. Le informazioni servono per preparare l’intervento. E, quindi, più informazioni sono a disposizione delle forze speciali, maggiori sono le possibilità di liberare indenni gli ostaggi. Lo scopo di un’operazione di questo genere è sempre la liberazione degli ostaggi. Non l’eliminazione dei nemici.

Alessia Ceccarelli

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