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Lega Araba:no all'arresto di Bashir

Respinto il mandato cattura della Cpi

30 Mar 2009 - 21:45

Il vertice della Lega Araba di Doha ha respinto il mandato di cattura emesso il 4 marzo dalla Corte penale internazionale contro il presidente sudanese, Omar el Bashir, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra in relazione alla guerra civile del Darfur. La presa di posizione è stata espressa nel documento finale del vertice, letto dal Segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa.

''Sottolineiamo la nostra solidarietà con il Sudan - si legge nel testo - e respingiamo le decisioni prese dalla Cpi contro il presidente Bashir. Sosteniamo l'unità del Sudan. Noi respingiamo le misure che minacciano gli sforzi di pace".

Al termine della riunione lo stesso Bashir ha preso la parola per definire "storiche" le risoluzioni adottate, ignorando il mancato accoglimento della sua richiesta di intervento per un totale annullamento del mandato di cattura.

"Il vostro appoggio forte al Sudan, il vostro rifiuto dei provvedimenti ingiusti che hanno preso di mira la sovranità e l'unità del Sudan e il vostro aiuto per migliorare la situazione umanitaria nel Darfur - ha detto ancora Bashir - meritano la riconoscenza e il ringraziamento di tutto il popolo sudanese". Il presidente si è quindi impegnato a "far di tutto per arrivare alla stabilità e alla pace sull'intero territorio sudanese".

Il leader libico Gheddafi aveva movimentato l'assemblea quando, rubando la parola al padrone di casa, l'emiro qatariota Hamad bin Khalifa al Thani che teneva la sua allocuzione, ha sferrato un imprevisto attacco contro il re saudita, Abdullah ben Abdel Aziz, ritorcendogli accuse di menzogne e di "protetto degli Usa" ricevute dall'interlocutore sei anni fa al vertice arabo di Sharm el Sheikh. Ma lo stesso Gheddafi ha risolto la contesa, affermando che "per rispetto della nazione (araba)", il problema personale è finito.

Ulteriore conferma è giunta in una colazione tra i due, promossa da Al Thani nella sua residenza. I due episodi testimoniano, comunque, un clima non certo facile e scarsamente favorevole alla riconciliazione che i 22 Stati aderenti alla Lega Araba affermano di voler ricercare, specie dopo la divisione in due schieramenti cominciata in occasione della guerra israeliana sulla Striscia di Gaza tra dicembre e gennaio: Egitto e Arabia Saudita da una parte, a sostenere la "moderazione" e l'appoggio al presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen), Qatar e Siria dall'altra, collocati a favore di Hamas e del suo maggior supporter, l'Iran.

Non a caso il presidente egiziano, Hosni Mubarak - assente alla riunione, così come i capi di Algeria, Marocco, Oman e Iraq (rappresentato, quest'ultimo, dal primo ministro, Al Maliki) - ha inviato un messaggio per stigmatizzare "la dispersione degli sforzi arabi, la divisione dei ranghi, il rischio di una riconciliazione formale se non c'è franchezza e trasparenza".

Tutti i partecipanti a Doha hanno invece concordato sulla necessitù (qualcuno sospetta addirittura per timori personali) di chiedere che sia annullato il mandato di cattura internazionale contro Bashir, che il presidente delle Comore ha addirittura candidato per il premio Nobel per la pace. Ma pochi si sono uniti ai toni forti del siriano Bashr el Assad contro la "non volontà" di pace di Israele e contro "l'assenza di un vero partner per gli arabi nel processo di pace".

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