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Darfur, liberati gli ostaggi di Msf

Farnesina: "Nessun riscatto pagato"

14 Mar 2009 - 16:25

Sono liberi e già al sicuro a Khartoum, dove sono giunti in buone condizioni di salute sulla tv sudanese, i quattro operatori umanitari di Medici senza frontiere, tra cui l'italiano Mauro D'Ascanio, rapiti mercoledì sera nella regione sudanese del Darfur. Nel confermare la notizia del rilascio solo dopo "contatti diretti" con gli ostaggi, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, assicura che per il loro rilascio non è stato pagato alcun riscatto.

La notizia della liberazione del medico italiano, del coordinatore francese Raphael Meunier, dell'infermiera canadese Laura Archer e dell'operatore sudanese Sharif Mohamadin è stata diffusa dal governo sudanese, che aveva già mostrato ottimismo per un imminente rilascio. La Farnesina avvia le dovute verifiche ma, dopo il falso allarme di venerdì notte - quando le notizie sul rilascio che rimbalzavano dal Sudan erano state annunciate e poi smentite, dopo che né l'Unità di crisi né Msf erano riusciti a mettersi in contatto con i quattro - avverte che "non scioglierà la riserva fino a quando non avrà avuto un contatto diretto con gli ostaggi".

Dopo un'ora Msf Belgio, per la quale i quattro operatori lavoravano in Darfur, conferma l'avvenuto rilascio, poi è stata la volta di Msf Italia. Ma la conferma ufficiale arriva, due ore dopo il primo annuncio del governo sudanese, direttamente da Frattini: "Sono stati visti e stanno andando a Khartoum", dichiara il ministro, facendo tirare un sospiro di sollievo anche a casa D'Ascanio, a Vicenza, che fino a quel momento aveva trattenuto l'esplosione di felicità. Frattini ribadisce quindi che nessun riscatto è stato pagato, come sostengono anche Msf e le autorità sudanesi, e che la situazione si è sbloccata perché "si è sempre saputo dove gli ostaggi si trovavano e ha pagato il fatto che, come per le nostre suore (rapite in Kenya da un gruppo di somali e poi rilasciate, ndr) queste persone erano medici e lavoravano per salvare vite umane".

Di certo resta da chiarire la natura del sequestro durato tre giorni, e non tutti sono convinti che gli ostaggi siano stati rilasciati senza ottenere nulla in cambio. Nei giorni scorsi era circolata con insistenza la voce della richiesta di un riscatto in denaro, insieme a quella di una richiesta politica da parte dei rapitori. Il governatore del Nord Darfur, Osman Mohammed Yusif Kibir, che nei giorni scorsi aveva avviato contatti con i rapitori, ha detto oggi che non è stato pagato alcun riscatto, ma che il sequestro è stato una reazione al mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) nei confronti del presidente sudanese Omar El Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella regione occidentale del Paese, martoriata da anni di guerra civile. "Abbiamo detto ai rapitori che il loro gesto nuoceva alla causa del Sudan", ha aggiunto Kibir.
 
D'Ascanio: "Grazie a tutti"
"Grazie a tutti quelli che si sono adoperati per il nostro rilascio", sono state le prime parole di Mauro D'Ascanio alla tv sudanese, appena sbarcato all'aeroporto della capitale sudanese. Accolti dalle autorità sudanesi, da responsabili di Msf e dell'ambasciata italiana, i quattro sono quindi stati accompagnati in ospedale per controlli, anche se sono tutti apparsi stanchi ma in buone condizioni di salute.

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