Cina, a fuoco edifici e automobili
Migliaia cittadini inferociti hanno dato alle fiamme nella Cina sud-occidentale stazioni di polizia, edifici governativi ed automobili per protestare contro il tentativo delle autorità di insabbiare l'inchiesta sullo stupro e l'omicidio di una ragazza di 15 anni, archiviata come suicidio. La violenta protesta è esplosa nel cantone di Wengan. Il bilancio è di un morto, 150 feriti e circa 200 persone fermate.
L'omicidio, secondo testimoni, sarebbe stato commesso da un parente di un membro del governo locale. La polizia aveva detto che la giovane si era tolta la vita gettandosi in un fiume dal ponte.
Secondo un funzionario locale alla famiglia della ragazza erano stati offerti inizialmente 3.000 yuan (277 euro) come risarcimento per mettere a tacere il caso. In seguito la cifra era stata decuplicata ma i genitori hanno respinto la somma e grazie a una colletta di alcuni vicini hanno raccolto il denaro sufficiente per fare causa al governo.
"Hanno incendiato gli edifici per urlare tutta la loro rabbia e poi hanno tagliato anche la manichetta dell'acqua dei vigili del fuoco per impedire che venissero spente le fiamme", ha raccontato il funzionario.