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Usa, sventato attentato a New York

Nel mirino lʼaeroporto Jfk: 3 arresti

L'Fbi ha arrestato tre persone, tra cui un dipendente dell'aeroporto Jfk di New York, in relazione a un progetto di attentato allo scalo della Grande Mela.

Una quarta persona coinvolta nel progetto terroristico è riuscita a fuggire: avrebbero voluto sabotare alcune delle strutture di rifornimento carburante dell'aeroporto per provocare un'esplosione di ampie dimensioni. Non si tratterebbe comunque di persone legate ad Al-Qaeda.

Se fosse riuscito, l' attentato progettato contro il principale aeroporto di New York, il Kennedy, sarebbe stato spaventoso: l'obiettivo era di far saltare per aria le riserve di cherosene dello scalo, con esplosioni a catena, vittime e forse anche un inquinamento senza precedenti in una delle aree più popolose degli Stati Uniti. Almeno tre persone - tutte facenti parte di una rete terroristica islamica dei Caraibi - sono state arrestate ed il complotto è stato sventato in una fase iniziale, senza che ci fosse mai stata una minaccia vera e propria. Su questo punto le autorità statunitensi sono state molto chiare.

Una quarta persona, legata alla stessa rete terroristica che puntava ad allearsi con Al Qaeda (ma non aveva contatti con la rete islamica del terrore) è tuttora ricercata: l'uomo sarebbe riuscito a fuggire. Tutto è partito da un ex impiegato dell'aeroporto Jfk, un cittadino americano originario della Guyana, Russel Defraitas, definito dagli inquirenti americani un estremista islamico molto "arrabbiato", sorvegliato da tempo. Defraitas, arrestato sabato a Brooklyn, uno dei quartieri di New York, è stato incastrato grazie ad un agente dell'Fbi che si era infiltrato negli ambienti islamici della metropoli, all'inizio del 2006. Gli arresti sono scattati solo perché uno dei quattro aveva l'intenzione di mettersi in viaggio e poteva rappresentare un rischio potenziale.

Gli altri due arrestati, ambedue a Trinidad, sono Abdul Kadir - un ex deputato ed ex sindaco di una cittadina della Guyana - e Karim Ibrahim, di Trinidad e Tobago, un altro Stato caraibico. L'uomo in fuga si chiama Abdel Nur, ed è anche lui della Guyana. Kadir ha lasciato il parlamento locale l'anno scorso, in un paese in cui la comunità musulmana, essenzialmente sunnita, rappresenta il 9% circa dei quasi 800mila abitanti dell'ex colonia olandese e britannica.

In una conferenza stampa a New York, il procuratore che segue il caso, Roslynn Mauskopf, ha confermato che "se il complotto fosse andato in porto, avrebbe provocato danni incalcolabili, oltre a numerose vittime. Ma per fortuna, grazie agli sforzi eccezionali delle autorità, il piano non è mai giunto allo stadio operativo, ed il pubblico non ha mai corso rischi". Gli inquirenti hanno fatto ascoltare ai giornalisti la registrazione di una conversazione telefonica di Defraitas, in cui l'ex dipendente dell'aeroporto spiega che "se colpiamo lì, tutto il paese sarà in lutto. E' come uccidere due volte".

Forse senza troppo convincere gli esperti dell'antiterrorismo, le autorità Usa sostengono di avere smantellato "una rete internazionale di estremisti islamici negli Stati Uniti, in Guyana e a Trinidad e Tobago". Secondo gli inquirenti, la rete in questione, che aveva fatto fotografare a più riprese l'aeroporto, "sfruttava le conoscenze, il know-how e i contatti degli accusati per sviluppare e pianificare il complotto, in modo da ottenere un sostegno operativo per attuarlo". Uno degli obiettivi dei quattro terroristi era l'oleodotto, che da Linden, nel vicino New Jersey, rifornisce di cherosene l'aeroporto Kennedy. Oleodotti dello stesso tipo alimentano anche gli altri scali dell'area di New York, come il LaGuardia o il Liberty di Newark.