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Cos'è la sindrome di Stoccolma

La vittima si lega al suo sequestratore

24 Ago 2006 - 11:02

La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi nei confronti del suo sequestratore, arrivando ad instaurare con lui anche un forte legame affettivo, in alcuni casi fino all'innamoramento. Deve il nome alla capitale svedese, dove nel 1973, dopo una rapina in banca, i dipendenti ostaggio chiesero la clemenza per i loro sequestratori.

Come detto, la sindrome deve il suo nome alla rapina della "Kreditbanken" di Stoccolma, in cui alcuni dipendenti della banca furono tenuti in ostaggio dai rapinatori per sei giorni. Le vittime provarono una forma di attaccamento emotivo ai loro sequestratori fino a giungere al punto di prendere le loro difese in seguito alla liberazione. Il termine fu coniato dal criminologo e psicologo Nils Bejerot, il quale aiutò la polizia durante la rapina. Fu usato per la prima volta durante una trasmissione televisiva.

Numerosi i casi noti. La ricca ereditiera Patty Hearst, dopo essere stata rapita dal Symbionese Liberation Army nel febbraio del 1974, prese parte ad una rapina in banca insieme a due dei suoi rapitori due mesi dopo. Fu arrestata nel settembre del 1975 ma la sua difesa non riuscì a far valere la tesi della mancanza di colpevolezza a causa della manifestazione della Sindrome di Stoccolma.

Elizabeth Smart, 14enne americana di Salt Lake City, fu rapita dalla sua camera e stuprata da un uomo affetto da malattie mentali che la considerava sua moglie, tra il 2002 ed il 2003; la Smart trascorse nove mesi insieme al suo aguzzino senza alcuna costrizione fisica.

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