Ma l'ex moglie lo difende e dà un alibi
Si infittisce il mistero attorno a John Mark Karr, il presunto assassino della piccola JonBenet Ramsey, la reginetta di bellezza uccisa nella notte di Natale del 1996. Proprio mentre l'uomo si dichiara colpevole, la sua ex moglie interviene a difenderlo, sostenendo che quel giorno erano insieme in Alabama. Karr, 41enne ex-insegnante di scuola elementare, è stato incastrato dopo 10 anni di indagini inseguendo le mail.
A mettere sulla pista giusta gli investigatori è stata la corrispondenza avviata quattro anni fa tra Karr e Michael Tracey, professore di giornalismo nell'Università del Colorado, che ha lavorato sul caso e prodotto diversi documentari. Nelle mail, John Karr "parlava di quello che era successo. Sapeva un mucchio di cose che non erano mai state mai rese pubbliche prima".
L'uomo si interessò, in particolare, al servizio intitolato "Chi ha ucciso JonBenet Ramsey?" e cominciò a bombardare quest'ultimo di mail, fino a rendersi insopportabile. Lo stesso Tracey, che poi si è convinto a collaborare con la polizia, ha precisato con riferimento ai sospetti che per anni sono gravati sulla famiglia di JonBenet: "Credo che Karr abbia il diritto di essere ritenuto innocente. Per dieci anni questo diritto non è stato riconosciuto ai Ramsey".
Karr è stato arrestato nell'appartamento di Bangkok, in cui viveva da dicembre dello scorso anno, su richiesta delle autorità federali statunitensi che per tre settimane avevano seguito i movimenti del maestro nella capitale thailandese. L'uomo aveva iniziato a lavorare martedì scorso per una scuola elementare della capitale della Thailandia, quando sono ntervenuti gli investigatori che hanno accelerato le operazioni di arresto preoccupati per il possibile ripetersi del folle gesto compiuto dall'uomo dieci anni prima.
Secondo la sua ex moglie, però, Karr non può essere responsabile del delitto, perché quella notte erano insieme in vacanza in Alabama. Questa deposizione contraddice le parole dello stesso omicida, che ha confessato la responsabilità del gesto.