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Vignette: ucciso bambino in scontri

Pakistan, 45 feriti tra i dimostranti

15 Feb 2006 - 07:45

Tre persone sono rimaste uccise negli scontri con la polizia scoppiati nel Nord del Pakistan, durante l'ennesima manifestazione per le vignette su Maometto pubblicate in Europa: sono un bambino, di 8 anni, e due adulti. E' di 45 persone invece il bilancio dei feriti. Poliziotti sono intervenuti con bastoni e lacrimogeni per disperdere i dimostranti.

A Peshawar un giovane, di 28 anni, è morto nella caduta di un palo della luce; mentre un bambino è stato colpito da un proiettile alla testa. Un altro uomo è stato ucciso nello scontro a fuoco con la polizia, all'università di Lahore, dove le proteste continuano da oltre 48 ore. All'ospedale di Peshawar sono ricoverati oltre 40 feriti; il portavoce Yusuf Pervez ha riferito che alcuni presentano "ferite profonde" e "sono in pericolo di vita".

I dimostranti, una folla di 6 mila persone armate di pietre e bastoni, hanno bruciato una stazione degli autobus gestita dal gruppo coreano Daewood. Si sono poi accaniti contro la sede di una banca, gli uffici della compagnia norvegese di telecomunicazioni Telenor e numerosi negozi, bloccando le strade con falò di copertoni di auto. I poliziotti hanno risposto con gas lacrimogeni e manganelli.

Violente proteste si sono registrate anche nella città nordoccidentale di Tank, dove vi è stato uno scambio d'armi da fuoco fra manifestanti e forze paramilitari. Un miliziano è rimasto ferito, mentre cinque persone sono state arrestate.

A Faisalabad, nel Pakistan orientale, migliaia di studenti di una scuola superiore sono scesi in strada lanciando pietre e danneggiando numerose auto.

Scuse dal premier della Norvegia
Intanto, il governo del Pakistan ha annunciato che il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg si è scusato per la pubblicazione delle controverse vignette sul Profeta, tendendo la mano al mondo islamico per risolvere la questione delle caricature di Maometto. "Si sono scusati", ha detto il ministro dell'Informazione pachistano, Sheikh Rashid Ahmed, aggiungendo che "tutti i Paesi musulmani hanno accettato le scuse".

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