Giallo su liberazione degli italiani
Non è ancora chiaro come Agliana, Cupertino e Stefio siano stati trovati in Iraq. L'inchiesta condotta dai pm romani continua. Come le voci legate agli ex ostaggi. Come hanno fatto dei medicinali italiani, chiesti da Agliana, ad arrivare nel covo? C'è chi sospetta la presenza di un nostro 007. Come pare plausibile che la spia vera fosse il polacco che sottopelle aveva un chip di localizzazione grazie al quale ha svelato il rifugio dei rapitori.
Si infittisce il giallo sulla liberazione degli ostaggi italiani. I magistrati romani continuano ad interrogare i testi e, anche se i verbali sono tutti secretati, alcune informazioni trapelano. Agliana, Cupertino e Stefio avrebbero fornito una serie di indicazioni sulla loro prigionia in base alle quali gli investigatori formulano l'ipotesi dell'esistenza di un contatto italiano che durante la prigionia intervenne per tentare di ottenere la liberazione degli ostaggi.
Su queste circostanze gli ex ostaggi si sono soffermati ricordando tra l'altro che ad un certo punto fu chiesto loro di registrare il video, poi mandato in onda da Al Jazeera, in maniera non completa. Cio' avveniva il 31 maggio e il testo che dovettero leggere era in lingua italiana, conteneva tra l'altro frasi registrate nella parte non mandata in onda.
Altro elemento che fa pensare a un intervento, sempre italiano, si riferisce a un particolare riferito da Agliana e cioè che a sua richiesta i rapitori accettarono di fornirgli un medicinale. Quello che gli fu dato aveva l'etichetta scritta in italiano.
Da altre aprti arriva però l'ipotesi della presenza di uno 007 straniero, ovvero l'ostaggio polacco. Jerzi Kos, l'imprenditore liberato insieme ai nostri connazionali, sarebbe un elemento di primo piano della intelligence del suo Paese. Lo riferisce Roberto D'Agostino dal suo sito Internet: "A portare le teste di cuoio americane alla prigione del polacco e dei tre nostri connazionali è stato un 'bean', vale a dire un segnalatore sottocutaneo che invia un raggio codificato, localizzabile dall'alto, incapsulato nel braccio di Kos. Per scoprirlo, sarebbe bastata una radiografia, ma i sequestratori non ci devono avere neanche pensato, oltre a non averne probabilmente neanche i mezzi".
Teleguidati dal "bean", per gli 007 di Varsavia sarebbe stato un gioco da ragazzi individuare il covo, "un vero e proprio deposito di ostaggi, gestito da bande locali": ed è carpendone i suoni, con l'aiuto di speciali microfoni direzionali, che gli stessi 007 si sarebbero resi conto, non senza sorpresa, che con Kos c'erano anche Stefio, Cupertino e Agliana.
Ipotesi riscatto, interrogato Gino Strada
Il fondatore di Emergency comparirà davanti ai magistrati della capitale. Strada nei giorni scorsi aveva infatti parlato della possibilità che per la liberazione dei tre potesse essere stato pagato un riscatto di alcuni milioni di dollari. Circostanza sempre pero' smentita in maniera netta e decisa dalle autorita' italiane e americane secondo le quali a Stefio, Agliana e Cupertino la liberta' era stata restituita grazie a un blitz condotto delle forze speciali della coalizione.