DECISIONE CONTESTATA

India, la Corte suprema annullala legalizzazione dell'omosessualità

La decisione dopo la presentazione di diverse petizioni di associazioni religiose contrarie alla depenalizzazione del reato, introdotto nel Codice penale indiano durante il periodo coloniale britannico

11 Dic 2013 - 10:30
 ©  Afp

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La Corte suprema indiana ha annullato la sentenza con la quale un tribunale di New Delhi aveva legalizzato, nel 2009, l'omosessualità. La decisione è stata presa dopo la presentazione di diverse petizioni di associazioni religiose contrarie alla depenalizzazione del reato (introdotto durante l'epoca coloniale britannica nel Codice penale indiano) che vieta le relazioni tra adulti omosessuali consenzienti in quanto "contro natura".

La sentenza era attesa fin dal marzo 2012, quando la Corte suprema si era "riservata" il giudizio, e per circa un mese i giudici hanno ascoltato quotidianamente le ragioni dei gruppi a favore e contro l'abolizione della legge anti-gay. A favore della legalizzazione dell'omosessualità si era dichiarato anche il governo indiano, sostenendo che il Paese, prima del dominio coloniale inglese, era molto più tollerante verso le relazioni tra individui dello stesso sesso.

A favore dell'abolizione del reato si erano schierate le associazioni di diritti umani, organizzazioni non governative e i gruppi Lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans). Mentre diverse associazioni religiose indù, mussulmane e cristiane, e anche il famoso guru Baba Ramdev, si erano opposti. A ricorrere contro l'abolizione della legge, è stato anche un politico del centro-destra del Bharatya Janata Party (Bjp), il partito dell'Opposizione che di recente ha vinto le elezioni amministrative in quattro Stati sconfiggendo il partito laico del Congresso.

Commentando la sentenza che annulla la legalizzazione dell'oimosessualità, l'organizzazione non governativa Human Rights Watch ha sostenuto che la Corte suprema "ha cancellato anche il diritto di tutti, protetto a livello internazionale, alla privacy e alla non discriminazione". Ora, chiede la ong, "il governo deve fare quello che avrebbe dovuto fare a suo tempo, e cioè procedere all'abrogazione della sezione 377 del Codice penale indiano".

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