"La chiusura dello Stato Federale sarà un duro colpo sulla vita degli americani e sull'economia globale", dice il presidente americano dalla Casa Bianca. "La colpa è dei Repubblicani, ma vado avanti su sanità"
© Ap/Lapresse
"Lo shutdown avrà un fortissimo impatto reale sulla vita quotidiana di tanti americani. Rimarranno senza stipendio, ma dovranno pagare le bollette e i mutui". Lo ha detto Barack Obama, descrivendo gli effetti della chiusura dello Stato Federale, che anche Obama dà per scontata. "La riforma sanitaria andrà avanti", conferma il presidente Usa, attaccando la destra repubblicana. "La chiusura dello Stato Federale porterà a uno 'strappo' nell'economia".
Senza un accordo sul bilancio in Congresso, che ormai avrebbe del miracoloso, alla mezzanotte ora di Washington lo Stato federale non sarà più in grado di pagare gran parte dei servizi pubblici, con almeno 800mila statali a rischio licenziamento. Gli ultimi tentativi per evitare il disastro sembrano essere definitivamente falliti. Il muro contro muro tra repubblicani e Casa Bianca ha prevalso. Lo stesso Obama torna a mettere in guardia: verso le 5 di sera si presenta in sala stampa della Casa Bianca per leggere in diretta tv un breve ma drammatico comunicato, in cui elenca le conseguenze durissime e concrete dello shutdown per la vita di centinaia di migliaia di americani.
"Tanti cittadini, nostri vicini, rimarranno senza stipendio già da domani, ma dovranno lo stesso pagare le bollette e i mutui". Chiuderanno uffici, musei, ministeri. Quindi, durissimo, Obama attacca il partito repubblicano, accusando in particolare il gruppo Gop alla Camera di non aver fatto il proprio mestiere. Sa bene che il nodo è la sua riforma sanitaria. E al riguardo manda all'America un messaggio chiarissimo: malgrado le proteste andrà avanti per garantire una assicurazione medica a quei 35 milioni che non ce l'ha.
Malgrado la "chiusura" , la tanto controversa Obamacare entrerà in vigore come previsto il primo ottobre. Lo shotdown, scandisce Obama, sarà uno "strappo" per l'economia americana e la responsabilità ricade tutta "su un gruppo, quello repubblicano, di un ramo del parlamento" in grado di bloccare una Nazione intera.
Infine, lancia un ultimo appello al Grand Old Party perché cambi idea. Ma a Washington tutti pensano che i giochi sono ormai fatti. A Capitol Hill, per tutta la giornata, si sono tenute molte riunioni ai massimi livelli. Al Senato i repubblicani hanno avanzato una proposta di rinvio di almeno una settimana della questione. Ma Obama ha già fatto sapere in passato che non intende negoziare, non vuole essere "ostaggio" dei veti estremisti posti dal Tea party. Con lo shutdown a scattare sarebbe innanzitutto la fine del finanziamento di tante attività statali considerate "non essenziali".
Una mazzata incredibile al Pil americano, si stima un meno 1,4 se la "chiusura" dovesse durare un mese, e che già ha provocato un calo a Wall street di quasi un punto percentuale. Probabile anche un aumento del debito di circa 2 miliardi di dollari e durissimi effetti sulla disoccupazione: sono circa 800mila le persone che potrebbero perdere il loro posto di lavoro nelle prossime settimane. Una crisi che colpirà soprattutto la capitale, Washington, l'area dove c'è la più alta concentrazione di uffici federali.
Gli osservatori sono concordi che sarebbe uno "tsunami" per il District of Columbia. Qui lo "shutdown" potrebbe provocare una perdita secca di 200 milioni di dollari al giorno per le casse dello Stato, e una crisi occupazionale per il 60% dei 377mila ministeriali che lavorano nei palazzi a due passi dalla Casa Bianca, il celebre Federal Triangle. Per non parlare delle conseguenze macroeconomiche al livello mondiale, come ha segnalato esplicitamente Obama, in un momento in cui tutte le economie del pianeta seguivano con speranza i segnali di ripresa che sono venuti dagli States negli ultimi mesi.
Ma il clima di lotta all'ultimo sangue sulla riforma sanitaria, la controversa Obamacare, non lascia scampo. Com'è noto la destra repubblicana ha approvato alla Camera, dove ha la maggioranza, una norma per rinviare l'entrata in vigore di un anno della Obamacare, già prevista per il primo ottobre. Legge su cui Obama ha già annunciato il suo veto. A quel punto, a mo' di rappresaglia, il Grand Old Party intende provocare lo "shutdown".
Dopo la "chiusura" del governo, l'attenzione di tutti sarà rivolta alla prossima data cerchiata in rosso su tutti i calendari degli operatori economici: quel 14 ottobre entro il quale, senza un accordo bipartisan sull'innalzamento del tetto del debito, gli Stati Uniti rischiano addirittura il default, un "fallimento tecnico", le cui conseguenze sarebbero decisamente molto più gravi di quelle di queste ore.