"L'accordo sulla distruzione delle armi chimiche è un successo"
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L'accordo sulla distruzione dell'arsenale chimico siriano è vincolante e rappresenta una grande vittoria per la comunità internazionale. Lo ha affermato il presidente americano, Barack Obama. "Siamo realisti, penso che non saremmo arrivati a questo punto senza la minaccia delle armi" contro il governo di Assad. Obama ha anche riconosciuto che persiste l'inquietudine sulla effettiva sincerità del regime per la distruzione delle armi chimiche.
All'Aja, intanto, si definiscono gli ultimi dettagli per il via libera dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), preliminare a quello finale del Consiglio di Sicurezza. Mentre prende forma finalmente una data per l'avvio di una conferenza di pace per la Siria, la cosiddetta Ginevra 2, secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Allo stesso tempo, le ispezioni in Siria degli esperti internazionali di armi chimiche inviati dall'Opac dovrebbero cominciare la prossima settimana, forse già martedì.
E proseguono anche quelle degli ispettori delle Nazioni Unite, che ora indagheranno anche su sette altri attacchi con gas letali (e sulle accuse russe di presunto coinvolgimento dei ribelli): tre dei quali, fanno sapere le Nazioni Unite, sarebbero stati perpetrati dopo il 21 agosto. Ovvero dopo la strage di Ghouta che ha provocato l'ira del presidente americano Barack Obama e la sua determinazione a condurre un blitz militare per "punire" il regime di Damasco, poi sospeso in seguito alla decisione del presidente siriano Bashar al Assad di aderire alla Convenzione sul disarmo chimico. Una decisione che mette ora in grado gli ispettori dell'Opac di chiedere accesso illimitato all'arsenale chimico di Damasco e di affermare nel documento che la loro missione, che comincerà "non più tardi del primo ottobre", dovrà aver controllato "entro 30 giorni" tutti i siti indicati dal governo siriano. E anche quelli eventualmente indicati da altri Paesi. Si tratta di una richiesta che verrà fatta propria e garantita dalla risoluzione messa sul tavolo del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Un documento in cui si afferma in maniera chiara che il Consiglio ''decide, in caso di inadempienza con questa risoluzione, incluso il non autorizzato trasferimento o uso di armi chimiche da parte di chiunque in Siria, di imporre misure sotto il Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite'': che prevede pesanti sanzioni, fino all'uso della forza, da stabilire però attraverso un'ulteriore risoluzione.
Secondo le ultime indicazioni trapelate sulla stampa Usa, i tempi per lo smantellamento dell'arsenale siriano potrebbero peraltro essere più contenuti di quanto inizialmente stimato. Le riserve di agenti chimici a disposizione di Damasco sono in gran parte allo stato liquido, ancora da assemblare per essere caricate in razzi o proiettili d'artiglieria, secondo una valutazione di esperti e funzionari americani e russi di cui riferisce oggi il Washington Post. E questo significa, stando agli stessi esperti, che sono relativamente più facili da neutralizzare e distruggere, in circa nove mesi, e che più difficilmente possono essere nascoste dal regime o finire nelle mani di terroristi. Intanto, sul campo, il conflitto che in due anni e mezzo ha causato oltre 100 mila morti continua implacabile a mietere vittime. Questa mattina, solo nella regione di Damasco, almeno 30 persone sono state uccise e decine di altre ferite da una autobomba esplosa a Rankus, in un'area a maggioranza sunnita che si oppone al regime di Assad.