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Onu: "Dal 1990 dimezzata la mortalità infantile"

Ogni giorno però continuano a morire 18mila bambini, soprattutto in India, Congo, Nigeria, Pakistan e Cina e soprattutto per malattie prevenibili e curabili come polmonite e diarrea

Ufficio stampa

Benché dal 1990 la mortalità infantile nel mondo sia stata quasi dimezzata, ogni giorno continuano a morire 18mila bambini sotto i cinque anni. Sono i dati di un rapporto delle Nazioni Unite realizzato da Unicef, Organizzazione mondiale della sanità e Banca mondiale. Secondo i dati pubblicati, tra il 1990 e il 2012 il numero di decessi infantili è passato da 12,6 a 6,6 milioni l'anno nel mondo, con un calo del 47,8%.

Secondo il documento, questa tendenza riflette "progressi sostanziali" verso una riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, uno degli otto obiettivi di sviluppo del millennio fissati dalla comunità internazionale nel 2000. Il trend, tuttavia, secondo le quattro istituzioni non basterà per raggiungere questa soglia in tempo, soprattutto a causa della persistenza di pestilenze nell'Africa sub-sahariana ed in Oceania.

Nel solo 2012 sono morti 6,6 milioni di bambini sotto i 5 anni, principalmente per "malattie prevenibili e curabili". La polmonite è la principale causa di mortalità infantile (17% dei casi), seguita da complicanze legate alle nascite premature (15%), da quelle legate al parto (10%) e alla diarrea (9%). Nel complesso, il 45% dei decessi prima dei 5 anni è attribuibile a malnutrizione.

La metà di tutte le morti infantili nel mondo è concentrata in cinque Paesi (India, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan e Cina), con India e Nigeria che da sole ne contano un terzo. L'Africa sub-sahariana rimane una delle regioni che mostra i minori progressi nella riduzione della mortalità neonatale (entro il primo mese di vita). La relazione rileva inoltre la persistenza di una "grande disuguaglianza" tra nord e sud. Nel 2012 il tasso di mortalità infantile nei Paesi a basso reddito era di 82 su 1.000, tredici volte più alta che nei paesi ricchi.

onu