"GIORNO DELLA COLLERA"

Egitto, venerdì di sangue in tutto il Paese

Le forze dell'ordine sparano sui manifestanti pro-Morsi uccidendo 50 persone al Cairo e altre 40 ad Alessandria. Da sabato indetti sette giorni di mobilitazione a favore del deposto presidente

16 Ago 2013 - 23:28
 © Reuters

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Ancora sangue in Egitto dove i Fratelli Musulmani, sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi, sono tornati nelle strade per il "giorno della collera". Le piazze sono diventate così nuovo teatro di scontro. Nel pomeriggio le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui dimostranti in varie città. Al Cairo sono morte così 50 persone, 40 ad Alessandria.

La protesta non si è fermata neppure nel venerdì di preghiera aggravando il bilancio ufficiale di oltre 600 morti. Così la rabbia si è trasformata in furiosa battaglia, dopo le immagini trasmesse a ripetizione dalle tv panarabe, che hanno mostrato i cecchini mercoledì a Rabaa che sparano sui soccorritori mentre raccolgono i feriti, su ragazze inermi e lontane dagli scontri e dalle barricate. La moschea di Rabaa è stata distrutta dalle fiamme, un atto "imperdonabile" per i musulmani.

"Gli assassini verranno giustiziati", hanno gridato in migliaia in tutto il Paese, con la guida dei Fratelli musulmani, Mohamed el Badie, che ha invitato i confratelli a "resistere, fino alla vittoria". L'esercito con i carri-armati ha iniziato a sparare sulla folla fin dal primo pomeriggio a Ismailiya, Tanta, Arish, Fayyoum. Al Cairo si registra il bilancio più drammatico. Agli spari nella piazza Ramses, situata a un paio di chilometri da Tahrir, il luogo simbolo della rivolta contro Mubarak e Morsi, presidiata da 14 carri armati leggeri e decine di blindati della polizia, i dimostranti hanno reagito con il lancio di pietre, poi hanno attaccato e dato alle fiamme un commissariato. Alla fine della giornata sono almeno 42 i morti secondo fonti della sicurezza, 80 secondo i Fratelli musulmani, solo nella battaglia di Ramses. Gli elicotteri militari hanno sorvolato costantemente la piazza, anche a bassa quota: "Ci hanno sparato dagli elicotteri", recitano alcune testimonianze non confermate.

Altri dimostranti sono stati uccisi a Zamalek, nel cuore della capitale, dove gli anti-Morsi hanno attaccato le barricate dei Fratelli musulmani sul ponte 15 maggio, costringendo la folla a calarsi dal cavalcavia: diversi quelli che non ci sono riusciti, cadendo nel vuoto. Morti, almeno 10, anche a ridosso di Garden City, a poca distanza dalle ambasciate americana e britannica, dove sono riecheggiati distintamente i colpi delle mitragliatrici. Ad Alessandria i carri armati hanno aperto il fuoco lasciando sul terreno almeno 40 manifestanti.

"Stiamo combattendo un complotto terroristico dei Fratelli musulmani", ha tuonato il governo provvisorio, invitando la popolazione a stare lontana dal centro, dove verrà ripristinato l'ordine, è l'ultimatum dei militari. E il governo potrebbe promulgare nelle prossime ore la legge marziale in tutto l'Egitto dopo l'escalation di violenze nel Paese, ha riferito un alto responsabile dei servizi di sicurezza. L'instaurazione delle legge marziale equivarrebbe a una dichiarazione di stato di guerra.

Intanto c'è grande preoccupazione anche sul Mar Rosso e nelle altre località turistiche, dove ci sono numerosi italiani. Manifestazioni si registrano nel centro di Hurgada. La Farnesina, assieme ad altri Paesi europei, ha sconsigliato i viaggi in tutto il Paese. E cresce l'angoscia anche nella comunità cristiana, bersagliata dalla rabbia degli islamici, con oltre 40 chiese in tutto il Paese razziate e date alle fiamme. L'Egitto è sull'orlo di una guerra civile. E i pro-Morsi hanno annunciato da sabato una settimana di nuove proteste.