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Marò, spunta il giallo dei fucili

Secondo i rapporti balistici, a sparare i colpi mortali contro i due pescatori furono i fucili di altri due marò e non quelli di Latorre e Girone

Ap/Lapresse

Spunta una nuova versione dell'uccisione dei due pescatori indiani al largo di Kokhi, il 15 febbraio 2012 e per la quale sono sotto processo i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Dalle indiscrezioni emerse dal rapporto dell'ammiraglio Alessandro Piroli, il più alto ufficiale in grado inviato in India all'indomani dei fatti, a uccidere non furono i colpi partiti dai fucili di Latorre e Girone, ma di altri due militari.

Il rapporto, in mano al governo italiano dal maggio 2012, ricostruisce l'incidente avvenuto sulla Enrica Lexie e fornisce una versione dei fatti che trova l'elemento più delicato nelle prove balistiche effettuate dalla polizia indiana alla presenza di ufficiali dei Ros e del Ris dei carabinieri.

Secondo quanto riportato dal quotidiano "La Repubblica", i 4 proiettili analizzati (due trovati sul peschereccio e due nei corpi dei due pescatori uccisi) sarebbero risultati di calibro Nato 5,66mm, fabbricati in Italia, ma i fucili dai quali sono partiti i colpi mortali non sarebbero quelli di Girone e Latorre, bensì di altri due dei sei membri del Nucleo del Battaglione San Marco.