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Italiani d'America in bilico tra Obama e Romney

La comunità degli talo-americani non è più compatta come un tempo e non vota in base all'appartenenza etnica. Ma il suo voto può essere fondamentale per decidere chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca

06 Nov 2012 - 06:35
 ©  Afp

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Una comunità spaccata, non in due ma in tre tronconi. Gli italo-americani non si presentano alle urne compatti ma divisi dalle esigenze di classe. Tra i discendenti delle donne e uomini sbarcati a Ellis Island a New York nel secondo dopoguerra ci sono persone come Carlien Caneparo, 28enne del New Jersey che vota democratico, o Lino Lara, 47enne della Florida convinto repubblicano. Una galassia frastagliata che dimostra quanto è cambiata la comunità nel corso degli anni.

"Romney è una persona arrogante", commenta Carlien. "Con uno come lui alla Casa Bianca i poveri e la classe media saranno tartassati. L'unica persona che può farci uscire dalla crisi nera in cui ci ritroviamo è Obama". Carlien insegna in una scuola nel Bronx a due passi dalla sua Fort Lee in New Jersey messa in ginocchio dall'uragano Sandy. Lino Lara fa l'amministratore in una piccola azienda nella soleggiata Miami e non ha dubbi. "Il miglior candidato è Romney. Con lui non ci saranno nuove tasse. Il suo background nel mondo del business aiuterà la nostra economia a uscire dalla crisi. Ed è questo quello di cui la mia America ha bisogno". Due facce diverse, specchio della divisione di una comunità un tempo unita.

Spaccati in tre
In America per votare bisogna essere iscritti alle liste elettorali. Qui è possibile indicare la propria intenzione di voto. Il Niaf (National Italian American Foundation), che rappresenta gli oltre 20 milioni di cittadini italo-americani residenti negli Stati Uniti, fotografa una comunità spaccata. Stando alle intenzioni di voto raccolte nel 2011 il voto degli italo-americani è composto per il 37% da democratici, per il 30% da repubblicani e per il 31% da indipendenti. Carly Caneparo incarna il pensiero della parte liberal concentrata soprattutto nella East e nella West coast. Negli Stati del midwest e nel profondo sud le comunità italo-americane sono poche ma la tendenza è racchiusa nel pensiero di Lino. Nel 2008 il 60% dei voti italo-americani è andato a Obama. Era però un voto di protesta contro la politica di George W. Bush. "Nel 2008 ho votato per Mc Cain", dice Kenneth Colangelo, analista finanziaria di New York. "Il partito repubblicano ha poi scelto la via dell'estremismo: la sua politica sull'aborto e sulla sanità mi convincono a votare per Obama".

Italiani solo nel tempo libero
Oggi più di ieri gli italo-americani votano pensando al portafoglio anzichè alle loro radici. "Il voto degli immigrati dall'Italia non si struttura più su base etnica: non si vota in quanto italiani ma in quanto appartenenti alla middle class", dice a Tgcom24 il professor Stefano Luconi, docente di Storia americana all'Università di Padova. "Gli italo-americani sono quasi tutti professionisti o lavoratori autonomi. Il loro reddito pro-capite è 10mila dollari superiore alla media nazionale. Un terzo di loro ha preso un diploma al college o all’università (contro il 25% media nazionale)", continua il docente. "Mentre la comunità nera voterà per Obama per il suo colore della pelle, per gli italo-americani è diverso. Loro si riconoscono come italiani solo nel tempo libero e nel modo di vestire, quando comprano auto italiane o quando comprano vestiti firmati Armani e Gucci".

Riforma sanitaria e Crysler
Tra gli indecisi dell'ultima ora la bilancia pende dalla parte democratica, quella del presidente uscente che, storicamente è sempre stato il favorito. Nel rush finale potrebbe influire anche la massiccia presenza di discendenti italiani nell'attuale amministrazione: il segretario della Difesa Leon Panetta, il direttore del quartier generale di Obama a Chicago Jim Messina, il segretario del Territorio Janet Napolitano. "Il tasso di disoccupazione all’8% sembra remare contro Obama", continua Luconi. "Eppure la classe media, e quindi la maggior parte degli italo-americani, ha avuto benefici con la nuova riforma sanitaria voluta a tutti i costi dal presidente nero. Fino al 2009 l'assistenza gratuita era esclusiva degli ultra 65enni e dei poveri, oggi include la classe media. Non si dimentichi poi il salvataggio dei posti di lavoro in Ohio: in quello stato Obama è in vantaggio perché ha salvato la Crysler e con lei migliaia di posti di lavoro nell'industria automobilistica".
"Romney è un finanziere d’assalto e non ha saputo coinvolgere gli elettori del proprio partito", conclude il professor Luconi. "Non si vince strappando voti agli altri ma motivando la propria base elettorale. Obama ha galvanizzato i democratici mentre Romney si è dimostrato meno leader. E questo peserà sulle sorti del voto".

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