Si rischia la crisi internazionale dopo che la società Gihon ha deciso di ricorrere alle vie legali per riscuotere gli arretrati. In realtà la Basilica era stata esentata dal pagamento dell'acqua in virtù di uno status speciale. Il Patriarca si appella a Putin, Netanyahu e Peres
© Filippo Tramelli
Una società che gestisce l'acqua potabile a Gerusalemme ha presentato al Santo Sepolcro una bolletta "molto salata". La cifra, precisa il quotidiano Maariv, si aggira sui 9 milioni di shekel (1,8 milioni di euro). Il Patriarca della chiesa greco-ortodossa Teofilo III si è rivolto al premier Netanyahu, al capo dello Stato, Shimon Peres e al presidente Russo Vladimir Putin. Il patriarca minaccia inoltre di chiudere la basilica.
Il giornale rileva che il Santo Sepolcro è uno dei luoghi più frequentati nella Città vecchia di Gerusalemme, con oltre un milione di visitatori all'anno. Fin dall'epoca dell'Impero ottomano, data la sua importanza, fu esonerato dal pagamento dell'acqua utilizzata: uno status speciale confermato poi anche dal Mandato Britannico sulla Palestina e dalle autorità giordane, che mantennero il controllo su Gerusalemme est fino al 1967.
Anche Israele, prosegue il giornale, si è astenuto finora dall'esigere il pagamento dell'acqua: ma ciò fino al 2004, quando una società legata al municipio, la Gihon, presentò alla Basilica una bolletta dal 3,7 milioni di shekel. Da allora la questione è rimasta irrisolta, la Gihon sostiene che il debito è nel frattempo salito a nove milioni di shekel ed è ricorsa alle vie legali. Se non sarà gestita con la dovuta attenzione, la vicenda rischia di innescare una crisi internazionale.