CORSA ALLA CASA BIANCA

Corsa alla Casa Bianca, Romney avantiIl presidente Obama superato nei sondaggi

Continua l'effetto traino dopo il primo dibattito televisivo. Il repubblicano è dato al 49% mentre Barack è al 47%

08 Ott 2012 - 22:57
 © Ap/Lapresse

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A cinque giorni dal primo dibattito tv continua l'effetto traino per Mitt Romney che ha sorpassato di due punti (statisticamente sono alla pari) Barack Obama. Secondo l'ultimo sondaggio del Pew Research center a 28 giorni dal voto lo sfidante repubblicano è al 49% delle intenzioni di voto contro il 47% del presidente.

Il dato - il migliore per il candidato repubblicano finora - conferma la tendenza iniziata subito dopo il duello tv del 3 ottobre scorso vinto da Romney più aggressivo davanti ad un insolitamente remissivo Obama. Le cifre di Pew seguono di poche ore lo status di perfetta parità, 47% ciascuno, registrato da Gallup. A metà settembre la precedente rilevazione di Pew davano il presidente americano staccare lo sfidante di ben 9 punti.


Il sito specializzato RealClearPolitics.com - che elabora una media di tutti i principali sondaggi - dà l'attuale inquilino della Casa Bianca avanti di un soffio, appena l'1,1%, ma alcuni dei dati presi in considerazione sono riferiti a prima del confronto dell'Università di Denver.

Il mea culpa di Barack
Lo stesso Obama, lasciandosi andare davanti a uno straordinario parterre di star a Los Angeles (da George Clooney a Jon Bon Jovi, da Stevie Wonder a Kate Perry), ha indirettamente ammesso il passo falso nel primo duello con Romney, riandando al "magico" 2008: "Di allora - ha detto - ognuno ricorda la vittoria, ma non sempre si ricordano gli ostacoli incontrati lungo la strada. Le cose viste col senno di poi spesso sembrano tutte positive. Ma sul momento si fanno tutti gli errori possibili. Prendemmo delle cantonate. Io presi delle cantonate. Ma furono gli americani a spingerci in avanti".

E Mitt va all'attacco sulla politica estera
Intanto, cercando di sfruttare il vento favorevole, Romney attacca a testa bassa sulla politica estera, finora il suo punto più debole. In un attesissimo intervento al Virginia Military Institute ha illustrato la sua linea su Medio Oriente, Iran, Siria, Russia, Cina, cercando di capovolgere l'impressione fin qui data di non avere una visione complessiva adeguata. Ha quindi criticato Obama di aver indebolito l'influenza dell'America nel mondo: "La speranza non è una strategia per affrontare questioni come quella del Medio Oriente, dell'Iran o della Siria", ha affermato, giocando sullo slogan obamiano "Hope". E prospettando una politica fatta di "più sicurezza, più cooperazione e più investimenti per lo sviluppo". "I nostri alleati - ha proseguito - non vogliono un'America alla mercè degli eventi, ma un'America più forte in grado di guidare gli eventi, di essere leader".

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