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Petroliera italiana in India, fermati i due marò Rischiano fino alla pena di morte

La polizia accusa i due fucilieri del San Marco di omicidio, reato per il quale in India è prevista anche la pena di morte. I marinai dovranno essere interrogati. Invariata la loro versione: la nave avrebbe tentato di respingere un attacco dei pirati

04 Apr 2012 - 10:21
 ©  Afp

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Fermati i due fucilieri di Marina italiani portati a terra dalla polizia indiana a Kochi per essere interrogati sull'incidente avvenuto il 15 febbraio e nel quale sono rimasti uccisi due pescatori indiani. Secondo le autorità italiane i marinai avrebbero sventato un attacco di pirati mentre per quelle indiane avrebbe fatto fuoco su un peschereccio.

Secondo i media indiani i due fermati sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. A terra per essere interrogato anche il comandante della nave Umberto Vitelli. Con loro ci sono il console generale d'Italia a Mumbai Giampaolo Cutilli e l'addetto militare dell'ambasciata d'Italia Franco Favre.

Forse prolungato il fermo dei due marò
I due marò dell'Enrica Leixe, Latorre e Girone, ora si trovano nella Guest House della polizia di Kochi, India, per essere sottoposti agli interrogatori sull'uccisione dei due pescatori, mercoledì nel Mar Arabico. Non è chiaro quello che succederà domani perché in tutta l'India si osserva la festività di Shivaratri e il tribunale del distretto competente sarà chiuso. Per cui lo stato di fermo forse sarà prolungato di 24 ore.

Console italiano: "Non ancora arrestati, solo in custodia"
I due fucilieri "si trovano coinvolti in un procedimento che potrebbe portare al loro arresto". Lo chiarisce il console a Mumbai, Giampaolo Cutillo. "Tecnicamente per il momento questo provvedimento non è ancora scattato, ma è una ipotesi verisimile". Massimiliano Latorre e Salvatore Girone verranno posti in custodia giudiziaria, e poi presentati nei prossimi giorni davanti alla corte per omicidio. Anche Christian D'Addario, nipote di Massimiliano Latorre, uno dei due fucilieri, smentisce la notizia del suo arresto. "Ho sentito alcuni organi di informazione che hanno detto che mio zio è stato arrestato. Lo posso smentire. Abbiamo sentito fonti della Marina e ci hanno rassicurati", dichiara.

Rischiano la pena di morte
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischiano la pena di morte. Per il reato di omicidio, del quale sono accusati dalla polizia, il Codice penale indiano (art. 302) prevede l'ergastolo o la pena capitale. Tuttavia, l'accusa della polizia deve essere completamente verificata e valutata da un giudice sulla base di prove inoppugnabili.

Severino: "Situazione preoccupante"
Sulla vicenda della nave italiana Enrica Lexie "la situazione non è tranquillizzante". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Paola Severino. "Abbiamo trattato tutta la notte, lì abbiamo delle persone inviate dal Ministero degli Esteri, della Difesa e della Giustizia", ha ricordato. "Certamente la situazione non è tranquillizzante. Abbiano comunque un'idea molto precisa: il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave che batte bandiera italiana, quindi la giurisdizione è italiana", ha poi aggiunto.

Farnesina: "Non c'è accordo con India, informato Monti"
Non c'è accordo tra Italia e India sulla gestione delle vicenda della petroliera Enrica Lexie e della vicenda è stato informato il premier Mario Monti. Lo rende noto la Farnesina, che riferisce che la polizia di Kochi ha compiuto "atti unilaterali" nei confronti dei due marò interrogati.  "Contatti e collaborazione tre i due governi sono ritenuti essenziali ai fini dell'accertamento dei fatti" sottolinea infine il ministero degli Esteri.

Farnesina: "Militari hanno immunità"
I militari italiani interrogati in India per l'omicidio di due pescatori "sono organi dello Stato italiano e pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli stati stranieri" perché sono sulla Enrica Lexie in base ad una legge italiana e alle risoluzioni Onu sulla lotta alla pirateria. Lo afferma la Farnesina.

Una lunga trattativa prima di scendere a terra

Le autorità indiane avevano fissato le 8 ora locale (le 2.30 in Italia) come ultimatum per far scendere i membri dell'equipaggio e interrogarli, anche se un primo interrogatorio sarebbe cominciato già sulla petroliera.

In precedenza la polizia indiana era salita a bordo reclamando la consegna delle due guardie, ma responsabili italiani avrebbero nuovamente opposto l'esistenza di "un difetto di giurisdizione".

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