Vuole un processo

Appello di Battisti a Napolitano

Brasile, intervista esclusiva delle Iene all'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo. "Vorrei un interrogatorio vero, ma con questo capo dello Stato è difficile girare pagina". Dal Quirinale: "Processo equo, espii la sua pena"

01 Feb 2012 - 20:25

"Signor presidente Napolitano, mi dia la possibilità di difendermi. Di presentarmi di fronte ad un tribunale, oggi in Italia, e di potermi difendere, di rispondere a un interrogatorio vero, come non è mai successo". E' l'appello lanciato da Cesare Battisti al capo dello Stato in un'intervista a "Le Iene Show" in onda giovedì 2 febbraio. "Così io mi comprometto a rispondere delle mie responsabilità di fronte alla giustizia italiana", ha aggiunto.

Nella stessa intervista tuttavia l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo - attualmente in Brasile, dove gode di un asilo politico, mentre in Italia è condannato a due ergastoli - definisce Napolitano "un irriducibile degli anni '70, dell'ex Pc stalinista".

"A me - dice Battisti - non sembra che Napolitano sia la persona adeguata per dire oggi all'Italia 'Giriamo pagina, dimentichiamo il passato, riconosciamo le responsabilità, riappacifichiamoci'. Non mi pare che Napolitano stia dando esempio di questo".

Torregiani: "Napolitano non concederà la grazia"
"Mi sembra una richiesta di grazia che, ovviamente, il presidente Napolitano non gli potrà concedere". Così Alberto Torregiani interviene sulle dichiarazioni di Battisti. In sostanza l'ex terrorista vorrebbe la revisione del processo che lo ha condannato all'ergastolo "ma nel nostro sistema giuridico - dice Torregiani all'Adnkronos - non esiste che dopo un processo e una condanna si possa rifare il processo, a meno che non ci siano le prove della sua innocenza ma queste devono essere tangibili e non mi pare che vene siano".

Il Quirinale: "Battisti espii la sua pena"
Dal Quirinale la replica non si è fatta attendere. Una nota del Colle spiega che "il signor Cesare Battisti deve solo presentarsi nel nostro Paese per espiare, secondo le norme dell'ordinamento penitenziario italiano, le pene alle quali è stato condannato a conclusione di processi svoltisi nella piena osservanza delle regole di uno Stato di diritto".

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