IL MUFTI RISCRIVE IL CALCIO

Arabia, una fatwa riscrive il calcio: è da infedeli "Non si giochi in 11e non si esulti per un gol"

Un mufti "vieta" le parole fallo e rigore, cancella le riserve e si giochi solo di notte

11 Ott 2011 - 11:33
 © Reuters

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Il calcio? Un vero peccato. Almeno secondo una fatwa emessa da un mufti dell’Arabia Saudita. L'editto religioso islamico in questione vieta ai musulmani di giocare a calcio perché si tratta di uno sport inventato dagli ebrei, dai cristiani, dagli infedeli, da Stati Uniti, Russia e Francia. Il religioso, Abdullah al-Najdi, ha emesso il divieto per i giovani musulmani a meno che non vengano cambiate alcune regole, vale a dire termini creati dagli "infedeli" quali "fallo", "rigore", "corner" e "fuori"

Al-Najdi ha poi aggiunto che i calciatori di una squadra devono essere più o meno di undici per evitare di somigliare agli infedeli e che il gioco va svolto con gli abiti indossati tutti i giorni oppure le partite si devono svolgere di notte, in quanto le divise usate oggi dai giocatori non sono idonee ai giovani musulmani. Inoltre, "se qualcuno segna un goal, non bisogna correre verso di lui e abbracciarlo o baciarlo, né gioire per il risultato perché questo è quello che fanno gli americani e i francesi.  Il mufti ha poi affermato che non ci devono essere giocatori designati come riserve, ma i calciatori devono cambiare il loro ruolo quando uno è stanco.
E guerra ai tatuaggi
Per il calcio non è certo un bel momento in Arabia Saudita: la polizia religiosa ha dichiarato guerra ai giocatori stranieri che amano tatuarsi il corpo. La famigerata commissione per la promozione della virtù e la repressione del vizio ha inviato una lettera all'Alta commissione per la Gioventù chiedendo di avvertire tutti i calciatori stranieri che giocano nel campionato saudita di coprire tutti i loro tatuaggi prima di scendere in campo, pena la prigione.
Alla base del provvedimento, spiega il quotidiano “Sabq”, c'è l'episodio in cui è rimasto coinvolto nei giorni scorsi il giocatore colombiano dell'al-Nasr, Juan Pablo Pino. Il 24enne era stato arrestato dalla polizia religiosa, mentre si trovava in un centro commerciale con sua moglie incinta, per aver mostrato in pubblico i suoi numerosi tatuaggi di Gesù sulle mani e le spalle.
Secondo la commissione per la promozione della virtù, i calciatori stranieri amanti dei tatuaggi sono un esempio poco edificante per i giovani del regno di re Abdullah. "I tatuaggi – si legge nella lettera inviata all'Alta commissione per la Gioventù - hanno effetti negativi sui giovani sauditi”.

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