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L’uomo dei sogni digitali ci ha lasciato. Lo abbiamo scoperto leggendolo sugli schermi delle sue creature ed è stato come perdere qualcuno a cui sì è voluto bene davvero . Gli abbiamo voluto bene perché ha messo nelle nostre tasche le canzoni preferite, le foto, i video, internet, le notizie in tempo reale, ma soprattutto perché ci ha fatto tornare bambini regalandoci ogni volta straordinari giocattoli.
Con il primo Iphone, comprato negli Stati Uniti, abbiamo scoperto una tecnologia che si poteva toccare: bella, colorata, elegante che ci ha fatto sentire sempre aggiornati, sempre connessi, sempre avanti.
Poi Steve ci ha messo in tasca ogni volta un nuovo piccolo mostro da far vedere agli amici, un nuovo gioiello costosissimo ma sempre supercool.
Magro, malato, con un filo di voce ci aveva già abbandonato in passato per curare la sua malattia, ma con forza ed orgoglio era sempre tornato sul palco per presentare le sue invenzioni, con colpi di scena spettacolari e scenografie da “guerre stellari” .
Pochi mesi fa abbiamo capito che questa volta era diverso. Quando ha presentato al mondo la sua “nuvola” abbiamo temuto, che l’avesse inventata per salirci sopra e andarsene per sempre.
Abbiamo sperato fino all’ultimo che almeno lui, il “genio visionario” riuscisse a sconfiggere la malattia e le macchine che lo curavano. Ma nemmeno Steve ce l’ha fatta. E allora anche questa volta non possiamo che dirgli grazie, grazie perché ci ha dimostrato che l’uomo non è una macchina, che le cose vere non hanno chip né led.
Le sue biografie raccontano di un uomo cattivo, perfido con i collaboratori, ossessionato dagli affari, ma per noi Steve era soltanto il guru di una nuova religione futurista. Un santone tecnologico che ci ha fatto spendere un mucchio di soldi nei suoi gioielli, ma che ogni volta ci regalava un sogno.
A noi proprio ieri aveva lasciato la sua ultima creazione: “Siri” la segretaria digitale tuttofare, ma questa volta Steve scusaci non basta, perché adesso ci sentiamo tremendamente soli.