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Qatargate, la procura belga: "Andrea Cozzolino in stato di fermo"

Interrogatorio fiume di quasi quattro ore. L'eurodeputato ha contestato gli addebiti di fronte al giudice, che ora dovrà verificare la testimonianza

Qatargate, la procura belga: "Andrea Cozzolino in stato di fermo" - foto 1
Ansa

L'eurodeputato Andrea Cozzolino si trova in stato di fermo a Bruxelles, nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto Qatargate.

Lo riferisce il portavoce della procura federale belga al termine di un interrogatorio fiume, durato quasi quattro ore, tra l'eurodeputato e il giudice istruttore Michel Claise, alla guida delle indagini. "Il giudice dovrà ora verificare la testimonianza offerta da Cozzolino e martedì deciderà se convalidare il fermo o disporre il suo rilascio sotto condizioni o con il regime di braccialetto elettronico", spiega il portavoce. Il giudice istruttore Claise ha poi deciso di lasciare la guida dell'inchiesta.

 

 

Giovedì le autorità giudiziarie del Belgio avevano revocato il mandato d'arresto europeo emesso nei confronti di Cozzolino a febbraio.

 

 

I legali: "Cozzolino ha contestato gli addebiti"

 Gli avvocati difensori riferiscono che Cozzolino "ha risposto a tutte le domande poste dal giudice, contestando gli addebiti e ricostruendo nel dettaglio la sua attività parlamentare sui dossier del Marocco e del Qatar. Resterà a disposizione delle autorità per il prosieguo delle attività investigative, che continueranno già martedì, come prevede il codice di istruzione belga, con un nuovo interrogatorio da parte della polizia giudiziaria".

 

 

Il giudice Claise lascia le indagini

 "In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise informa di aver deciso questa sera di ritirarsi dal fascicolo", scrive la procura in una nota. Nel dossier, si legge ancora nel comunicato, "di recente sono comparsi alcuni elementi" che "potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell'indagine".

 

Il figlio del giudice avrebbe lavorato per un indagato

 La decisione di Claise di rinunciare all'inchiesta sarebbe legata al fatto che uno dei suoi figli avrebbe lavorato per una delle persone indagate.

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