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La strana storia di Wario, da antagonista a rivale

Farsi strada nel cuore dei fan, a suon di peti e petardi

 wario
IGN

Quella di Wario è, effettivamente, una storia strana con un lieto fine altrettanto poco convenzionale; è la prova di quanto un’idea possa cambiare, nel corso del tempo, con il presentarsi di circostanze favorevoli – prima tra tutte, in questo caso, il successo tra il pubblico. Quello che ora è una vera e propria mascotte “alternativa” nella rosa dei personaggi Nintendo era nata come qualcosa di totalmente diverso, e difficilmente i suoi creatori si sarebbero aspettati di ritrovarselo, nel giro di qualche decennio, ancora tra i piedi e sempre più in voga.

Torniamo un po’ indietro nel tempo, alle soglie del 1992. Il team Nintendo incaricato, qualche anno prima, di creare il primo videogioco dedicato a Mario e ospitato da una console portatile (Super Mario Land), dato il successo dell’opera prima si sta occupando del seguito. C’è però una vena di frustrazione nell’aria, mischiata in mezzo a tutto quell’entusiasmo. Il fatto è che gli sviluppatori si trovavano tra le mani l’eroe per eccellenza, la star di casa, il figlio prediletto di Shigeru Miyamoto: gestire un peso del genere non doveva essere certo una cosa semplice.

 

E allora a qualcuno venne un’idea, per la precisione a un game artist, Hiroji Kiyotake, che volle incapsulare in un improbabile, nuovo personaggio quella loro sensazione di essere degli impostori alle prese con un reame immaginario creato da altri. Ed è così che nacque Wario, che in Super Mario Land 2: 6 Golden Coins è l’antagonista principale: si insedia nel regno di Mario con un lavaggio del cervello generale, convincendo tutti i presenti di essere sempre stato lui, da quelle parti, il re indiscusso!

 

 wario
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Wario è, di partenza, una caricatura. Mario è basso? Benissimo, allora Wario è basso E grassottello. Mario ha dei baffi importanti (il tratto più caratteristico del suo viso)? Bene! Allora deve averli anche Wario, ma del tutto disordinati. Anche il nome lo testimonia: se dal punto di vista nostrano può sembrare “soltanto” la rappresentazione grafica del ribaltamento di Mario, Wario è in realtà un’amalgama tra il nome dell’idraulico italiano e l’aggettivo giapponese warui, che significa, in buona sostanza, “cattivo”.

 

Ma poi, dopo questo debutto da nemico in prima linea, lentamente l’aria intorno a Wario cominciò a cambiare – e no, non è stata colpa dei suoi celebri… colpi d’aria, ecco. Il successo riscosso da questa figura fu maggiore del previsto, tanto che il personaggio venne utilizzato più volte, all’interno degli studi Nintendo, nel corso degli anni successivi. Estrapolato dal contesto di partenza e inserito nel macro-mondo a tema Mario, il suo ruolo da cattivo era effettivamente traballante: troppo buffo per poter essere messo sullo stesso piano di Bowser, ma con troppo carattere per finire nel cestino degli scarti. Quale poteva essere il suo destino?

 

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Wario, nel tempo, è passato dall’essere un nemico a un rivale. Se si guarda bene a come la sua storia ha avuto (teoricamente) inizio, non è che la chiusura di un cerchio: stando a quanto sappiamo dalle poche informazioni in merito diffuse da Nintendo, lui e Mario erano rivali già da bambini – entrambi italiani di nascita, nonostante per Wario si fosse pensato, inizialmente, a un’origine diversa. Tedesca, per la precisione. Alla fine la spuntò il bel paese, portandosi a casa la caricatura assieme all’originale.

 

Wario è comparso in numerosi altri videogiochi Nintendo: il terzo capitolo della serie Super Mario Land finì addirittura per chiamarsi Wario Land, vedendolo al suo debutto come protagonista, mentre nel 1993 già girava (in Giappone) un piccolo puzzle game chiamato Mario & Wario. Il buffo ex-antagonista trovò poi, all’inizio del nuovo millennio, una nuova serie fatta apposta per lui e più distante dal tipo di avventure dell’odiato Mario: Warioware era un bizzarro parco giochi fatto a sua immagine e somiglianza, e i seguiti non sono certo stati da meno. Ovviamente non mancano le sue comparsate negli spin-off più “allargati” della saga di Mario, come Mario Kart 64, né si è mai tirato indietro quando c’era da menare le mani, come nella serie Super Smash Bros.

 

Insomma, niente male per un personaggio nato quasi in segno di protesta, no?

 


 

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