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Usa: al via una serie di studi sui videogiochi come terapia contro la "nebbia cognitiva" da Covid-19

Numerosi scienziati americani sono impegnati in un progetto sperimentale che vede i videogame come un ausilio alle cure contro gli effetti collaterali del virus

Videogiochi - Covid-19 - Nebbia cognitiva
IGN

Come si è avuto modo di sperimentare durante il corso dell’ultimo anno, purtroppo il Covid-19 è un virus dal quale si guarisce con enorme difficoltà e che causa nei sopravvissuti una serie di problemi postumi come, difficoltà nella messa a fuoco, nella concentrazione e nella memoria, spesso riuniti sotto il termine nebbia cognitiva. In questi ultimi mesi, alcuni ricercatori americani stanno guardando al mondo dei videogiochi per testare se alcuni di essi possano essere utilizzati come potenziale trattamento di questi sintomi.

Capo delle ricerche sarà il Dottor James Jackson, direttore del Behavioral Health presso il Centro Medico dell’Università Vanderbilt di Nashville, in Tennessee, il quale studierà se alcuni videogiochi specificamente progettati possano aiutare a migliorare l'attenzione e la concentrazione tra i lungodegenti da Covid-19.

 

"Crediamo che questa tecnologia possa coinvolgere il cervello delle persone in una sorta di sfida, dandogli la possibilità di fare delle pause e dunque mettendolo di nuovo alla prova", ha spiegato Jackson, che sostiene come i sopravvissuti spesso indichino tale appannamento cerebrale come uno dei loro peggiori sintomi persistenti.

 

"Il cervello non è così stagnante come alcuni credono. È dinamico, è vivo, ha il potenziale per recuperare", ha detto il medico, affermando che un trattamento appositamente progettato sui videogiochi possa allenare il cervello in un modo simile a quello in cui l'allenamento fisico mette alla prova il proprio corpo.

 

Videogiochi - Covid-19 - Nebbia cognitiva
IGN

 

"Potrei andare in garage dove ho un vecchio e polveroso set di pesi, potrei sollevarli per tutto il giorno senza seguire alcun protocollo particolare e non trarne alcun beneficio. In alternativa, se avessi un allenatore esperto che mi spingesse al limite aumentando gradualmente la sfida, in poco tempo starei sollevando più di 150 chili".

 

Tipi di trattamento molto simili al progetto di Jackson hanno già aiutato altre persone, "soprattutto i bambini e gli adolescenti con problemi come i disturbi dell’apprendimento o di deficit dell’attenzione", ha proseguito il luminare. "Esistono realmente prove concrete che alcuni tipi di allenamento del cervello possano migliorare aspetti come la memoria di lavoro".

 

Al centro di ricerca Vanderbilt si stanno unendo ora altre strutture mediche, che hanno già intrapreso alcuni degli studi previsti per la terapia basata sui videogiochi, mentre il primo condurrà quello descritto da Jackson. Entrambi gli studi comprenderanno circa 100 sopravvissuti al Covid-19 di età superiore ai 18 anni, che hanno mostrato un deficit nella cognizione e nella memoria.

 


 

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