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Svelato il mistero della nascita dei "super" diamanti

La ricerca, a cui ha partecipato anche lʼUniversità di Padova, ha ricostruito i processi di formazione di queste enormi pietre preziose

Ora è ufficiale: i diamanti più grandi del mondo, come il Koh-i-Noor, il Cullinan o il Lesotho Promise, nascono in maniera diversa rispetto ai loro "colleghi" più piccoli.

Si formano, infatti, più in profondità nel mantello terrestre, a partire da metalli liquidi. Questa scoperta aiuta a ricostruire i processi che avvengono nel cuore della Terra, e risolve uno dei maggiori enigmi sulla formazione dei reticoli cristallini.

Ad effettuare la sorprendente scoperta è stato il gruppo del Gemological Institute of America, di cui fa parte anche l'università di Padova, comandato da Evan Smith. I ricercatori sono arrivati a tali risultati studiando i frammenti metallici intrappolati in questi enormi diamanti, talvolta contenenti anche frammenti di minerali. In questo modo, gli scienziati hanno compreso come le pietre preziose giganti si formino a circa 360-750 chilometri sotto la Terra, decisamente più in profondità rispetto a quelli di normali dimensioni.

Le schegge metalliche sopracitate sono un miscuglio solidificato di ferro, nickel, carbonio e zolfo, e contengono tracce di metano fluido e idrogeno. I grandi diamanti, una volta formati, fanno anche da scudo ai minerali contenuti al loro interno, dando ai ricercatori un campione speciale della mineralogia del mantello terrestre. Gli studi in proposito hanno dimostrato la presenza di ossigeno nelle diverse parti del mantello, soprattutto vicino alla superficie, come mostra la presenza di carbonio sotto forma di anidride carbonica nel magma eruttato dai vulcani: ciò, appunto, ha consentito ai metalli liquidi, quali ferro e nickel - contenuti nei superdiamanti - di formarsi.