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Largentaria. I gioielli a lisca di pesce

Ciondoli in argento 100% Made in Italy che racchiudono la tradizione orafa del cuore della Toscana

Largentaria. I gioielli a lisca di pesce  - foto 1
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Arianna Guerreri è la fondatrice del brand di gioielli Largentaria: preziose creazioni che racchiudono lo stile caldo del sud della Toscana e l’amore della designer per il proprio luogo d’elezione, l’Argentario, di cui conservano intatta la tradizione artigiana, gli odori decisi ed i colori intensi.

Un marchio 100% italiano che realizza gioielli artigianali, combinando insieme design d’avanguardia con lavorazioni e materiali di alto pregio. Ogni pezzo, unico e irripetibile, è plasmato in un lento e abile lavoro di chi custodisce l’arte nel cuore. Lische di pesce in argento, finemente lavorato dalle mani esperte dei maestri orafi nel laboratorio di Orbetello. 
Un unico soggetto, declinato in diverse varianti, attraverso la combinazione di misure, numero delle lische, tonalità e materiali, è il protagonista di quattro linee di prodotto, ciascuna con una propria identità: Bubble Wave, interamente smaltata, Silver Foam, in argento impreziosito da piccoli dettagli in smalto, The Sea of Nessie, ispirata al famoso mito del mostro lacustre, Stone Fish 2020, in cui piccole lische di pesce dall’anima materica sono arricchite con pietre semi preziose dalle delicate colorazioni vitree.
Ogni cliente potrà così scegliere il ciondolo più adatto alla propria personalità, realizzando anche, se lo desidera, una versione “custom made”, unica ed esclusiva… proprio come la donna che andrà ad indossarlo.
Gioielli pensati per chi ama stupire con ricercata eccentricità, attraverso un dettaglio raffinato, che porta con sé il preziosismo dell’alta gioielleria e l’autenticità di chi sa andare oltre l’omologazione.

 

Chi è Arianna Guerreri? 

Non esiste una risposta univoca a questa domanda. In me convivono tante realtà diverse mescolate insieme, a volte anche contraddittorie tra di loro. Come l’acqua posso essere fluida o solida senza perdere la mia essenza. Sono molto legata alle origini, al passato e alle tradizioni, che per me sono la base di ogni cosa, ma allo stesso tempo amo l’innovazione, la ricerca, la sperimentazione. Chi mi conosce sa che ho i piedi saldamente piantati a terra, ma non per questo rinuncio ai miei sogni, anche quelli che possono sembrare impossibili. Anzi i sogni da realizzare sono la linfa della mia vita. 

 

Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?

Sono cresciuta nelle sartorie di Alta Moda Milanese, al seguito di mia mamma che lavorava come première. La mia formazione ha avuto inizio così, guardando gli stilisti drappeggiare sulle modelle tessuti preziosi che prendevano forma di abito grazie a qualche spillo puntato tra le pieghe, osservando sarte abilissime, mentre cucivano abiti da favola, ricamavano a mano i corpetti o foderavano i bottoni, e incantata dalle modelliste che, con immensa maestria, tagliavano tessuti come se stessero dipingendo (all’epoca il taglio si faceva a mano ed a mano si riportavano i cartamodelli sul tessuto). Affascinata da questo mondo, dopo il liceo artistico, ho intrapreso la scuola di moda, che mi ha subito proiettata nel mondo del lavoro. La mia prima esperienza professionale è stata alla Curiel, sempre nell’ambito sartoriale, con Gigliola e Signora Lella. Una formazione incredibile, con loro sono ancora oggi in ottimi rapporti. Due anni dopo sono passata al prêt a portér di lusso e sperimentale di Miu Miu: lavorare a fianco della sig.ra Miuccia Prada per me era un sogno che si realizzava. Sono rimasta nel gruppo cinque anni, ma per tutto quello che mi è stato trasmesso ed ho imparato oggi mi sembrano venti.  Nel 2006, quando Frida Giannini ha spostato gli uffici stile di Gucci a Firenze, ho avuto finalmente l’occasione di trasferirmi nella Maremma Toscana e, allo stesso tempo, di intraprendere la mia esperienza decennale per la Maison. L’avvento di Alessandro Michele mi ha messa di fronte a nuovi stimoli e sfide. Tuttavia, quando sono diventata mamma, ho optato per intraprendere la carriera di freelance, che ad oggi mi sta dando grandi soddisfazioni.  

 

Da dove deriva la tua passione per la creatività? 

Credo faccia parte di me. Si deve essere poi sviluppata quando ero ancora una bambina, respirando la magia del mondo della moda sartoriale, dove tutto diventa possibile. Con il tempo, la mia passione è andata oltre, aprendosi all’arte nelle sue varie espressioni: pittura, scultura, architettura, musica, danza e così via …sino ad abbracciare tutto quello che ha a che fare con l’abilità, sia mentale che manuale.

 

Quanto ha influito essere cresciuta in una famiglia legata agli atelier di alta moda nella tua scelta di diventare una designer? 

Credo sia stato determinate per me, anche se la mia famiglia non mi ha mai appoggiata appieno. Mia mamma, pur capendo il mio sogno e le mie aspirazioni, non credeva che questo potesse diventare il mio lavoro, probabilmente mi vedeva troppo timida e insicura per sopravvivere in un ambiente così competitivo, ma la mia determinazione ha avuto la meglio. Mio padre invece sperava diventassi architetto e la scelta di essere una fashion designer in realtà lo ha molto deluso. 
 
 

Quando e com’è nato il brand Largentaria? 

Largentaria è nata per caso. Due anni fa circa, in autostrada, al rientro da una trasferta di lavoro, si è concretizzata nella mia testa un’idea che, sopraffatta da mille altri pensieri, non era ancora riuscita ad emergere. Mio marito Alex ha lavorato come Orafo ad Orbetello, dove viviamo, nel laboratorio di Stefano De Robert, e, in quegli anni, scoprendo come potessero nascere gioielli meravigliosi da materiale informe, mi sono appassionata a quest’arte. Il laboratorio di Stefano realizza solo pezzi su richiesta, non esiste una collezione, ed io ad un certo punto ho iniziato ad incalzare mio marito perché ne creasse una. In realtà questo non era il suo sogno ma il mio. Così, il giorno in cui Largentaria mi è apparsa nella mente, ho deciso che avrei creato una mia linea di gioielli.

 

Come mai hai deciso di utilizzare questo nome per firmare le tue creazioni? 

Questo nome è un insieme di tanti significati. Sono nata a Rivolta d’Adda, ma cresciuta a Milano. Nel 2000 ho scoperto la Maremme e me ne sono innamorata, per poi trasferirmici nel 2006. Bonariamente la gente del posto mi chiama “la Milanese”; così, in risposta alle loro “provocazioni", sono diventata Largentaria, vale a dire colei che vive all’Argentario, ma anche colei che lavora l’argento. 
In più, il logo AG racchiude in sé il simbolo chimico dell’argento, ma anche le mie iniziali. 

 

Perché proprio i gioielli? 

Perché dopo 20 anni nell’abbigliamento, ambito in cui sto ancora lavorando, avevo bisogno di sperimentare qualcosa di nuovo. 

 

Come mai la scelta di un soggetto unico, ovverosia la lisca di pesce? 

Il soggetto della lisca risale al 2014, anno in cui è nata mia figlia, sotto il segno dei pesci. Spaventata all’idea che si trattasse di un segno zodiacale molto sensibile, ho deciso di esorcizzare la paura realizzando questo ciondolo a lei dedicato. Anche se la vera paura era quella per me stessa, ancora molto chiusa e riservata, incapace di aprirmi al mondo: invece di un pesciolino, ho voluto rappresentare una lisca, per esaltare ciò che normalmente si nasconde in profondità e rimane celato. 

 

Quali sono le caratteristiche essenziali delle tue collezioni? 

L’elemento essenziale delle mie collezioni è senz’altro l’artigianalità. Un omaggio alla creatività e all’abilità manuale dei maestri orafi, veri e propri artisti. I miei gioielli sono tutti realizzati e smaltati a mano, quindi ciascuno di essi mantiene la propria unicità, anche nelle ripetizioni, visto che – almeno per il momento – il soggetto è sempre lo stesso. La mobilità è un’altra costante dei miei ciondoli, che si snodano attraverso segmenti separati tra di loro, con flessibilità e fluidità, due caratteristiche fondamentali per affrontare la vita di tutti i giorni.  


Com’è la donna che sceglie di indossare un gioiello Largentiaria? 

Sicuramente una donna determinata, con una forte personalità, capace di farsi notare con discrezione, che non vuole passare inosservata ma nemmeno essere appariscente. Una donna capace di guardare oltre le apparenze, che non vuole piacere a tutti, ma solo a chi sappia cogliere la sua vera essenza. 

 

Chi è Arianna nella vita privata? Interessi e passioni nel tempo libero? 

Nella vita privata vince la mia natura più intima, riservata e silenziosa. Amo vivere all’aria aperta, godermi il silenzio e la compagnia di poche persone. La mia passione più grande è l’equitazione: ogni volta che monto a cavallo, durante le mie passeggiate mattutine sulla spiaggia, le meraviglie incontaminate della Maremma mi riportano immediatamente in equilibrio con me stessa. Anche se la mia mente è sempre in fermento, sono una persona abbastanza tranquilla; quando non sono in viaggio per lavoro o per seguire le gare motociclistiche di mio marito, amo godermi la mia Orbetello.

 

Cosa sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand? 

Questa avventura mi ha portata a dovermi confrontare con nuove sfide. Riuscire a superarle ha significato molto per me, soprattutto a livello personale. Vorrei veder crescere questo progetto così come il progetto ha fatto crescere me. 

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