Nuova tecnica

Vongole tossiche addio grazie ai biomarcatori

L'Università di Padova ha isolato "impronte molecolari" utili al controllo dei molluschi

20 Mar 2013 - 15:42
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L'Università di Padova ha messo a punto una nuova tecnologia in grado di individuare le vongole a rischio per evitare di portare a tavola molluschi tossici. La scoperta del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione dell'Università di Padova è stata pubblicata su Molecular Ecology.

Inquinanti dall'industria - Le attività industriali di Porto Marghera continuano ad avere un forte impatto sull'ambiente lagunare, per la presenza di inquinanti persistenti che contaminano i sedimenti e gli organismi viventi. La raccolta di molluschi bivalvi per il consumo umano è, infatti, vietata in circa un terzo dell'area lagunare e sono stati imposti limiti restrittivi sulle concentrazioni di diossina rilevabili nel pescato fresco.

Lo studio - La ricerca ha studiato l'effetto delle sostanze chimiche inquinanti nella vongola verace e ha analizzato campioni prelevati in aree e periodi dell'anno differenti utilizzando una tecnologia che permette l'analisi contemporanea della risposta di migliaia di geni a diverse condizioni ambientali. Si è osservato che l'accensione/spegnimento di molti geni è associata principalmente a variazione stagionale di temperatura, salinità e ciclo riproduttivo.

Isolate “impronte molecolari” - Luca Bargelloni, coordinatore della ricerca, ha spiegato: “Il risultato più rilevante dello studio è stato l'isolamento di una serie di “impronte molecolari” che non si modificano in relazione alle stagioni e identificano le vongole provenienti dall'area ad alto inquinamento di Porto Marghera. Questi biomarcatori stabili di inquinamento potrebbero avere un'importante applicazione pratica nell'ambito dei controlli ufficiali così come nell'autocontrollo lungo la filiera produttiva riducendo i tempi tecnici e i costi dei controlli attuali”.

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