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Surgital, l'azienda che ha convinto il mondo a mangiare pasta fresca surgelata

Nata come un piccolo laboratorio nel 1980 è oggi un'industria capace di fatturare 60 milioni di euro ed esportare i propri prodotti in 54 Paesi

Surgital, l'azienda che ha convinto il mondo a mangiare pasta fresca surgelata - foto 1
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"Laboratorio artigianale tortellini".

Questo è il primo nome della Surgital. Correva l'anno 1980: Edoardo Bacchini convince sua moglie Romana Tamburini, già dipendente del pastificio della famiglia del marito, a mettersi in proprio. Pasta fresca, ovviamente, ma surgelata. Un'intuizione che, 34 anni dopo, consente loro di guidare una realtà che si sviluppa su 60mila metri quadrati a Lavezzola, in provincia di Ravenna. E che fattura quasi 60 milioni di euro dando lavoro a 230 persone.

Surgital, lʼazienda che ha convinto il mondo a mangiare pasta fresca surgelata

 

Ma un'intuizione, seppure straordinaria, non basta. E qui nasce la straordinaria sinergia dei coniugi Bacchini. Lui, che fin dal primo giorno si occupa della parte meccanica della realtà, comincia a brevettare nuove macchine per aumentare la produzione senza però rinunciare all'artigianalità che ha permesso al suo prodotto di riscuotere successo. Lei, con un'esuberanza senza eguali, segue i prodotti fin dall'inizio della filiera.

Il loro è un binomio straordinario. Nel 1990 il laboratorio si trasferisce e diventa una vera e propria industria. Continua l'innovazione tecnologica, vera costante di questo trentennio abbondante di successi. E i Bacchini, piano piano, scalano un gradino dopo l'altro facendo crescere costantemente la loro creatura.

Oggi, negli stabilimenti del Ravennate, non ci sono solo Edoardo e Romana. Ma pure i loro tre figli. Elena alla direzione marketing, Massimiliano alla direzione commerciale ed Enrica al settore Ricerca & Sviluppo.

L'attenzione all'ambiente - Surgelare i propri prodotti richiede moltissima energia. Fin dall'inizio Surgital ha però cercato di coniugare le proprie esigenze produttive con una seria attenzione all'ambiente e al territorio. Da qui la scelta di autoprodurre energia con la costruzione di un sistema integrato costituito da un fotovoltaico dalla capacità produttiva pari a mille kW/h e da una centrale di trigenerazione alimentata a metano con una potenza elettrica di 6mila kW/h. Il che si traduce in una riduzione dell'emissione di Co2 e una conseguente diminuzione dei costi sociali di inquinamento, aumentando di contro la competitività dell'azienda.