GRUPPO LOCCIONI, L'INTERVISTA

“La chiave del futuro è reinvestire nell'impresa il profitto che realizza”

Enrico Loccioni, fondatore e presidente del Gruppo Loccioni, racconta come ha vinto la sua scommessa: “Al centro di tutto ci sono le persone, le loro motivazioni e le passioni che da noi si trasformano in un lavoro”

19 Mag 2015 - 14:45
 © ufficio-stampa

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Descrivere a parole il Gruppo Loccioni è un'impresa ardua. "E' praticamente impossibile - conferma Enrico Loccioni, presidente e fondatore del Gruppo - ma vederlo è possibile e nel farlo ci si rende conto di ciò che abbiamo sviluppato". Non si tratta solo di un grande laboratorio di innovazione, ma di un progetto ben più ampio incentrato sulla crescita dei propri collaboratori.

"Partendo dall'impiantistica al servizio delle industrie - spiega Loccioni - abbiamo sviluppato l'idea della misura: ci occupiamo di misurare la qualità di prodotti, processi o edifici, coinvolgendo persone di varia estrazione e mettendole insieme per sviluppare una soluzione ad hoc per il cliente. Interveniamo laddove il cliente ha ben chiaro che tutto ciò che può misurare, lo può migliorare”.

In quali settori opera il Gruppo Loccioni?
"In questi anni abbiamo diversificato le nostre applicazioni su mercati diversi. Il primo che abbiamo sviluppato è stato quello degli elettrodomestici, poi all'inizio degli anni '80 abbiamo iniziato con il mondo dell'automotive. Con il passare degli anni abbiamo aperto altri filoni di business, come l'energia e l'ambiente. Oggi ci stiamo dedicando maggiormente a quello che per noi è l'elemento fondamentale, cioè il benessere: parliamo quindi di salute e alimentazione. Forse la parte più bella che abbiamo sviluppato qui riguarda le persone: trovarle, scoprirne le motivazioni e le passioni, per poi combinarle con un lavoro. Qualche volta abbiamo perfino avviato dei lavori esclusivamente perché abbiamo trovato la persona che aveva voglia di sfidarsi in qualcosa”.

Come vi approcciate al mercato estero?
"Quello che è successo in questi anni ha qualcosa di straordinario, perché si è passati da un mercato prevalentemente locale a un mercato globale dove ognuno si può muovere come vuole. A volte i grandi gruppi internazionali, crescendo, perdono flessibilità. Un gruppo come il nostro è molto più flessibile ed è ben visto, perché è come se fosse una multinazionale tascabile: noi abbiamo già tre piccole imprese a Washington, Stoccarda e Shanghai, che ripetono questo modo di lavorare e si integrano con il territorio”.

La storia del Gruppo Loccioni dimostra che qui non manca il coraggio di scommettere. Qual è la scommessa più importante che avete fatto negli ultimi anni?
"La scommessa di non abbassare mai la guardia, di essere sempre attivi e proattivi e non dare mai l'idea a un collaboratore di essere diventati troppo bravi e autoreferenziali”.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro della sua impresa?
"Abbiamo sicuramente un'aspettativa qualitativa e non quantitativa. Il nostro è un Gruppo che deve continuare a far bene quello che sta già facendo. E deve fare in modo che il profitto che viene realizzato dal lavoro delle persone venga reinvestito all'interno dell'impresa. Solo così altre persone potranno affrontare lo stesso percorso e raggiungere l'obiettivo di mettersi in proprio".

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