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L'abolizione della Tasi sulla prima casa

Tasi sulla prima casa
tgcom24

Il Governo nella Legge di Stabilità 2016 ha annunciato di voler tagliare la TASI sulla prima casa, ovvero la tassa sui servizi indivisibili: un'imposta che, in modo lineare, colpisce tutti i proprietari di immobili in quanto fruitori di servizi pubblici come la viabilità, l'illuminazione stradale, la manutenzione delle aree urbane e di quelle monumentali.

Stiamo parlando di un'imposta che tra il 2013 ed il 2014 (anno dell'introduzione) ha determinato un incremento del gettito totale di circa 4,6 miliardi di euro, passando dai 38,4 miliardi del 2013 ai 42,1 miliardi di euro dello scorso anno. In particolare le entrate relative alla Tasi hanno rappresentato l'11% delle entrate totali da imposte sugli immobili.

L'abolizione della Tasi sulla prima casa


Le critiche della Commissione europea

In base alle indicazioni della Commissione europea, l'Italia dovrebbe spostare il carico fiscale dalla tassazione dei processi produttivi alla proprietà immobiliare, in quanto rappresenterebbe una forma di prelievo più solida e meno distorsiva, a parità di gettito, per la crescita economica. Già in passato, al nostro Paese, fu chiesto di allineare ai valori di mercato la base imponibile della tassazione ricorrente sulla proprietà immobiliare. In poche parole, secondo la Commissione Ue (che anche recentemente ha bocciato la proposta del governo di abolire le tasse patrimoniali sulla prima casa) l'imposizione fiscale italiana sui beni immobiliari è fin troppo bassa e quindi lasciarla elevata, abbassando quella sul lavoro per esempio, sarebbe più efficace per la ripresa.

Com'è articolata la Tasi


Come spiega l'agenzia delle Entrate nel Rapporto sulla fiscalità immobiliare in Italia, “la base imponibile è quella prevista per l'applicazione dell'imposta municipale unica (IMU). L'aliquota di base della TASI è pari all'1 per mille. Il Comune, con deliberazione del consiglio comunale, può determinare l'aliquota (o azzerarla) rispettando in ogni caso il vincolo in base al quale la somma delle aliquote della TASI e dell'IMU per ciascuna tipologia di immobile non sia superiore all'aliquota massima consentita dalla Legge statale per l'IMU al 31 dicembre 2013, fissata al 10,6 per mille e ad altre minori aliquote, in relazione alle diverse tipologie di immobile. Per il 2014, l'aliquota massima non poteva eccedere il 2,5 per mille. Per i fabbricati rurali ad uso strumentale l'aliquota massima della TASI non poteva eccedere il limite dell'1 per mille”.

Un taglio che vale 4 miliardi di euro

Nella bozza della Legge di Stabilità il governo ha annunciato di voler abolire questa tassa su tutte le prime case, ad eccezione delle case di lusso e dei castelli (per le quali è comunque previsto uno sconto sulle “imposte”). Un provvedimento che varrà circa quattro miliardi di euro e che, con tutta probabilità, creerà dei buchi nelle casse dei comuni. Un'eventualità che l'esecutivo ha comunque annunciato di voler scongiurare. Non solo, la nuova finanziaria prevede anche di abolire la Tasi per le case date in comodato d'uso ai figli o ai genitori.

Il risparmio per le famiglie

Stando ad un'analisi della Cgia di Mestre, l'abolizione dell'imposta consentirà ai possessori di abitazioni di categoria A2 – di tipo civile quindi – di risparmiare circa 227 euro all'anno. Per quelle di categoria A3 – tipo economico – il risparmio sarà invece di 120 euro. Passando alle categorie superiori – ovvero A1 (abitazione di tipo signorile), A8 (ville) e A9 (castelli e palazzi)- i proprietari potranno risparmiare, rispettivamente 1.831, 1.834 e 2.279 euro all'anno. E' comunque doveroso sottolineare che all'aumento del reddito corrisponde sì un aumento del risparmio medio, ma anche un calo dell'incidenza sul reddito medio disponibile. Facciamo chiarezza: se su redditi fino ai diecimila euro, l'abolizione delle tasse sulla prima casa sarà di 152 euro all'anno, con un incidenza sul reddito totale del 3%, il risparmio sui redditi tra i 10mila e i 28 mila euro sarà di 161 euro, ma l'incidenza sul reddito medio sarà dell'1%. Un altro esempio: su un reddito medio disponibile di 100mila euro, il risparmio è di 362 euro, con un'incidenza dello 0,58%,