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Partecipate, il piano di Cottarelli: da tagliare quelle non essenziali

Le aziende di cui lo Stato è azionista hanno portato, nel 2012, un rosso di 1,2 miliardi di euro. Senza contare le perdite "non palesi" di 16,5 miliardi: per il commissario bisogna tagliare tutte le società non essenziali

07 Ago 2014 - 22:04
 © ansa

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Per intervenire sulle partecipate occorre, secondo il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, "un percorso non traumatico per risolvere il problema degli esuberi di personale". Per questo, nel suo piano, propone tra l'altro l'estensione della Cig in deroga o i contratti di "ricollocazione", sottolineando però che bisogna prevedere anche "un'ulteriore riduzione del numero e della remunerazione degli amministratori".

Ma l'attenzione si concentra anche su tutte quelle società che non servono al "core business" dell'amministrazione pubblica (quelle essenziali sono invece presenti in una lista in 12 capitoli che comprende servizi come acqua, elettricità, trasporti locali, rifiuti o manutenzione delle strade). Bisogna quindi tagliare tutte quelle partecipate locali che producono beni non essenziali: ci sono per esempio oltre 50 società nel commercio al dettaglio che includono anche enoteche, vendita di cibi e bevande e persino prosciuttifici e la gestione di terme. E poi il comparto turismo: 143 società di cui 131 dirette, con perdite complessive di oltre 40 milioni nel 2012.

Per Cottarelli, quindi, bisogna riflettere sulla necessità o meno di mantenere "micro-partecipazioni" che non superano il 5-10%. Ma anche spingere all'aggregazione delle partecipate, "allentando il Patto di stabilità interno e con incentivi alle ristrutturazioni".

I numeri, del resto, parlano chiaro: le società partecipate hanno registrato nel 2012 perdite di esercizio palesi per 1,2 miliardi. Senza contare quelle "non palesi" finanziate da contratti di servizio e trasferimenti, che nel 2012 ammontavano a circa 16,5 miliardi per l'intero settore.

Il piano sulle partecipate non esaurisce però il lavoro del commissario. Cottarelli ha sottolineato infatti che subito dopo l'estate arriveranno i primi rapporti anche su digitalizzazione (servono davvero "10mila Ced"?) rinnovo degli immobili della P.A., e sedi territoriali delle Regioni. C'è anche quello sull'illuminazione pubblica (ogni anno se ne vanno circa 2 miliardi di euro), che punta però, ha assicurato Cottarelli, a risparmi "abbassando le luci in alcune aree" non a "spegnere i lampioni" in mezzo alle case. E, se ci sarà "la volontà politica" potrà arrivare alla conclusione "il percorso per i fabbisogni standard" che potrebbe consentire di superare, già dal prossimo anno, la "spesa storica" come criterio per ripartire i trasferimenti dallo Stato alle Regioni.

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