DALLE STAMPANTI 3D ALLA SILICON VALLEY

L'Italia che conquista il mondo: Alberto Rizzoli sbarca nella Silicon Valley

A 19 anni l'addio al nostro Paese. A 22, dopo la laurea a Londra, il successo con le stampanti 3D e due libri, la chiamata dalla Singularity University del centro Nasa

31 Lug 2015 - 14:06

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Lasciare l'Italia a 19 anni e, in poco più di tre anni, conquistare il mondo con le proprie idee, le proprie capacità e la propria lungimiranza. Alberto Rizzoli ha da poco compiuto 22 anni. Sul suo già corposo curriculum un successo via l'altro: laurea in economia con il massimo dei voti alla Cass Business School di Londra, una start-up, Kideville, che ha portato le stampanti 3D in 33 diverse scuole del Regno Unito, uno stage a Google, due libri da migliaia di copie vendute. E ora la chiamata alla Singularity University nel centro Nasa della Silicon Valley.

L'Italia che conquista il mondo: Alberto Rizzoli sbarca nella Silicon Valley

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© tgcom24 | Alberto Rizzoli, 22 anni

© tgcom24 | Alberto Rizzoli, 22 anni

Proprio grazie al suo straordinario curriculum, Rizzoli è stato scelto dal prestigioso ateneo che sorge al centro del mondo tecnologico insieme ad altre 79 geniali menti provenienti da tutto il mondo. Dovrà sviluppare e realizzare un'idea innovativa in grado di cambiare la vita a un miliardo di persone entro dieci anni.

Ambizioso obiettivo, non c'è dubbio. Ma Alberto sembra avere tutte le carte in regola. A partire dal DNA: appena 20enne il suo bisnonno, Angelo Rizzoli, diede vita a un'azienda capace di scrivere la storia dell'editoria e, successivamente, della cinematografia. E il suo pronipote sembra aver ereditato parecchio di quello straordinario spirito imprenditoriale.

Con la sua start-up, Kideville.com, ha sviluppato un prodotto che permettesse l'utilizzo delle stampanti 3D nel campo dell'insegnamento scolastico fornendo ai docenti materiali e software utili a spiegare e incoraggiare l'utilizzo di una tecnologia destinata a cambiare il nostro futuro.

"Le stampanti 3D non rappresentano solo un macchinario per creare oggetti, bensì un vero proprio network che democratizzerà il settore manifatturiero - spiega Rizzoli -. In cinque secondi posso scaricare da un motore di ricerca un oggetto creato da un ragazzo in Vietnam, magari un paio di occhiali da sole, e inviarlo alla stampante. In un'ora si potrà indossare quel paio di occhiali a una frazione del costo degli originali. La qualità oggi è scadente, ma migliora rapidamente: basti pensare che la resa della risoluzione raddoppia ogni 18 mesi".

L'addio all'Italia - Inutile negarlo: se Alberto Rizzoli avesse proseguito il suo percorso restando in Italia, probabilmente avrebbe incontrato molti ostacoli. "E' un peccato che l'Italia sia rimasta indietro in quasi tutti gli ambiti tecnologici. Servono profondi cambiamenti al sistema educativo e micro-aziendale che permettano ai giovani di competere a livello mondiale - sottolinea Alberto Rizzoli -. In questo momento siamo tra gli ultimi in Europa mentre il resto del mondo, anche il meno avanzato, sta raggiungendoci rapidamente".

Il nostro Paese rimane dunque al palo e sembra non riuscire a recuperare il gap con gli altri Paesi. Ma non è certo colpa dei suoi ragazzi: la storia di Alberto Rizzoli dimostra ancora una volta come il "genio italiano" non sia affatto un ricordo dei bei tempi andati. Anche se Alberto, a chi gli chiede se si sente italiano, replica: "No, io sono europeo. Ho il passaporto europeo. Sono nato in Italia ma mi sento europeo".

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