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Istat, la vita nelle grandi città costa: 500 euro di più al mese rispetto ai piccoli centri

Sul fronte dei consumi, la spesa per ristoranti e hotel, rileva lʼIstituto di statistica, torna ai livelli pre-crisi

Istat, la vita nelle grandi città costa: 500 euro di più al mese rispetto ai piccoli centri - foto 1
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Vivere nelle grandi città costa caro.

Lo conferma l'Annuario dell'Istat, secondo cui le famiglie residenti nei centri urbani maggiori "spendono in media 2.899,21 euro" al mese, cioè "491 euro in più" di chi vive nei comuni fino a 50mila abitanti (2.407,82 euro). Nonostante ciò gli italiani hanno riaperto i cordoni della borsa: le spese per servizi ricettivi e di ristorazione sono tornate ai livelli pre-crisi, da 122,39 a 128,25 euro (+4,8%).

Si recupera così il terreno perso negli ultimi cinque anni, riagganciando i valori del 2011. La discesa della spesa, ricorda infatti l'Istat, era iniziata nel 2012.

"Sale soddisfazione ma famiglie numerose in difficoltà" - "Nel 2016, il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e più mostra segnali di miglioramento rispetto al 2015: su un punteggio da 0 a 10, le persone danno in media un voto pari a 7", ricorda l'Istat. Guardando alla situazione economica, "continua a diminuire la quota di famiglie che la giudicano in peggioramento rispetto all'anno precedente". Nell'Annuario ci sono anche i dati sulla povertà, già diffusi in estate: "Nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell'intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all'anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). L'incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%)".

Di certo non hanno aiutato gli andamenti registrati per le buste paga. L'Istat conferma come le retribuzioni orarie contrattuali lo scorso anno siano cresciute solo dello 0,6%, "un nuovo minimo storico".