Secondo il sondaggio sugli investitori istituzionali di Natixis IM nel 2023 di certo aumenterà la volatilità sui mercati mentre la sovraperformance verrà soprattutto dai settori healthcare, energetico e finanziario
L’85% degli investitori istituzionali a livello globale ritiene sia già in atto una recessione, o che comunque si manifesterà l’anno prossimo. Inoltre se il 54% ritiene che possa risultare necessaria per tenere sotto controllo l'inflazione il 65% teme soprattutto il rischio di stagflazione, ovvero un periodo di crescita negativa del Pil con inflazione radicata e disoccupazione in crescita.
IL SONDAGGIO DI NATIXIS INVESTMENT MANAGERS
Sono alcune delle evidenze affiorate nel nuovo sondaggio di Natixis Investment Managers condotto tra ottobre e novembre di quest’anno, coinvolgendo circa 500 investitori istituzionali in 29 Paesi di tutto il mondo che hanno nel complesso in gestione 20.100 miliardi di dollari di asset per pensioni pubbliche e private, assicurazioni, fondazioni, dotazioni e fondi sovrani di tutto il mondo. Tra le altre evidenze, il 72% degli intervistati ritiene che l'aumento dei tassi favorirà una ripresa degli investimenti tradizionali a reddito fisso e il 56% è ottimista sui mercati obbligazionari nel 2023.
IL RITORNO DEI PREZZI AL VALORE INTRINSECO DELLE AZIENDE
"Tra gli istituzionali prevale una visione rialzista sulla maggior parte delle asset class e una crescita opportunistica per i gestori attivi", ha dichiarato Marco Barindelli, Responsabile per l’Italia di Natixis Investment Managers che ha aggiunto: "Dopo un decennio di rialzi dei prezzi delle azioni alimentati dai bassi tassi d'interesse, il 2023 dovrebbe vedere il ritorno al valore intrinseco, e dei relativi prezzi, delle aziende mentre si tornerà a guardare con attenzione al reddito fisso".
LA PRINCIPALE MINACCIA PER L’ECONOMIA GLOBALE È LA GUERRA
La principale minaccia per l’economia globale è la guerra per il 57% degli intervistati, percentuale che sale al 68% in Europa. Preoccupa anche il deterioramento delle relazioni tra Washington e Pechino: il 65% degli investitori istituzionali a livello globale vede all’orizzonte una biforcazione dell'economia globale in un ordine globale con due poli, con la Cina e gli Stati Uniti a rappresentare le maggiori sfere di influenza.
LARGE CAP MEGLIO DI SMALL E MID CAP
Passando all’asset allocation, mentre la liquidità sta diventando un problema (lo segnala il 36% del campione), il 60% pensa che le large cap faranno meglio delle small e mid cap e che la sovraperformance verrà soprattutto dai settori healthcare, energetico e finanziario. Gli investitori istituzionali ritengono inoltre che settori quali real estate e i consumi discrezionali abbiano maggiori probabilità di registrare performance deboli, poiché nel 2023 si assisterà a un aumento dei tassi e a un calo dei prezzi delle abitazioni. Cresce il focus sull’universo ESG: il 62% del campione ritiene che in questo ambito si possa trovare alfa, con il 59% che sta programmando un incremento degli investimenti sostenibili.
LE ALLOCAZIONI ALTERNATIVE
Il 44% prevede invece di aumentare nel 2023 le allocazioni in infrastrutture, il 43% in private equity e il 36% in private debt. Le allocazioni alternative rappresentano anche una scelta tattica per contenere il rischio, dato che due terzi degli istituzionali ritengono che un portafoglio composto per il 60% da azioni, per il 20% da reddito fisso e per il 20% da alternativi sia in grado di sovraperformare i tradizionali portafogli 60/40 (60% equity e 40% bond).
NEL 2023 FAVORITI I GESTORI ATTIVI
Da notare infine come, negli ultimi 12 mesi, gli investimenti attivi del 60% degli intervistati abbia sovraperformato il benchmark, sottolineando come gli investimenti passivi mostrino dei limiti nelle fasi di volatilità. In quest’ottica, per il 2023, il 74% dei partecipanti alla ricerca di Natixis Investment Managers ritiene che i mercati tenderanno a favorire i gestori attivi.