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I ricercatori sanitari: "Dopo due anni di studi sul Covid dateci un contratto, siamo stanchi di essere precari a vita"

Stefano Baili, del direttivo della categoria (Arsi), a Tgcom24: "Lavoriamo negli Istituti pubblici di eccellenza, chiediamo un riconoscimento concreto". Nel ddl Bilancio spunta un emendamento che stabilizza 50mila sanitari. Ma non loro

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In Italia sono 1.600, lavorano negli Ircss, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (trenta in tutta Italia) e ancora non hanno un contratto a tempo indeterminato, anche se molti di loro hanno dietro di sè un lungo periodo di precariato.

Ed è quello che chiedono per la prossima Legge di Bilancio che, secondo l'articolo 92 del ddl, stabilizzerà 50mila sanitari assunti negli ospedali a tempo determinato per l'emergenza Covid.

Lavoratori "d'eccellenza" - "Noi non apparteniamo a quella categoria, pur rispondendo al ministero della Salute - spiega a Tgcom24 Paolo Baili, del direttivo di Arsi (Associazione ricercatori sanità) - perché lavoriamo in qualche modo dietro le quinte. Siamo biologi e chimici, fisici e ingegneri, e facciamo ricerca non solo per studiare il Covid, ma anche per molte altre malattie". Una categoria che opera in strutture di eccellenza della ricerca sanitaria come lo Spallanzani di Roma, l'Istituto nazionale dei tumori e il Besta di Milano, il Rizzoli di Bologna, e che risponde al ministero della Salute per le attività di ricerca e alle Regioni per quelle di assistenza, diversamente dagli altri istituti di ricerca, legati invece al ministero dell'Università.

 

Legge di Bilancio e lavoratori sanità - Se oggi la stabilizzazione sembra garantita per i precari della sanità grazie all'articolo 92 del ddl Bilancio che sta per arrivare in Parlamento, non lo è per loro che, pur non lavorando in corsia, a medici e infermieri procurano preziose informazioni che sono alla base di cure e terapie. "Chiediamo quindi di essere inseriti in questa stabilizzazione, come spieghiamo nella nostra petizione", spiega ancora Baili. 

 

La "Piramide" della ricerca - Per i ricercatori, al 70% donne, è stata istituita nel 2019, dopo anni di precariato tra co.co.co e partite Iva, la cosiddetta Piramide della Ricerca, cioè il contratto a tempo determinato di 5+5 anni, con rinnovo dopo il secondo quinquennio solo con il superamento di determinati obiettivi. "Di fatto - precisa Baili - un rinvio a vita del precariato, seppur con le tutele che garantisce il tempo determinato. Ecco perché vorremmo essere compresi tra i beneficiari dell'articolo 92". 

 

Stabilizzazione precari - La norma inserita nel ddl in discussione prevede la stabilizzazione per i lavoratori della sanità con almeno 18 mesi di tempo determinato e sei mesi di lavoro in periodo Covid. "Tutte caratteristiche che molti di noi hanno, senza contare che in tanti abbiamo lavorato proprio ai progetti legati al virus - riprende Baili -. Vorremmo che anche per noi si potesse mettere la parola fine al precariato". 

 

L'emendamento e la petizione - A loro favore ci sono le 5mila firme raccolte dalla petizione e un emendamento in discussione in commissione Bilancio in Senato. "Abbiamo contattato il ministro Roberto Speranza e il sottosegretario Pierpaolo Sileri, che ci hanno assicurato il loro appoggio all'emendamento. Vorremmo che una volta tanto si parlasse di noi per fatti concreti e non solo, come accade spesso, per grandi elogi che restano però sulla carta, senza effetti sulla nostra qualità di vita". 

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