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Gli effetti del calo dei consumi sulle imprese della Gdo

Domanda interna ancora debole, abitudini che cambiano: lʼattuale fase di transizione condiziona anche la Grande distribuzione organizzata

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L'andamento della Grande distribuzione organizzata può definirsi il riflesso degli effetti della crisi economica sul potere d'acquisto e sui consumi degli italiani. Perché a ben vedere, in effetti, il settore non gode di un perfetto stato di salute.

Per quanto una lieve ripresa sia a portata di mano – come del resto conferma la Commissione europea – alcuni indicatori risultano troppo altalenanti per ritenere che tutto sia definitivamente alle spalle. I consumi, anch'essi in risalita, stentano però a decollare e il dato stabile dei prezzi di aprile sta a indicare una domanda interna sostanzialmente debole, con il pericolo deflazione non del tutto scongiurato.

In questo senso anche la Grande distribuzione organizzata (Gdo), ovvero il sistema di grandi strutture per la vendita al dettaglio, sta subendo quello che è a tutti gli effetti un meccanismo poco virtuoso. Il fatturato della grande distribuzione, infatti, è sceso progressivamente negli ultimi due anni, portando il comparto (super e iper-mercati, discount, liberi servizi e specialisti drug) a perdere all'incirca il 2,1% nell'arco del 2014, confermando la dinamica negativa del 2013.

Tanti gruppi stranieri, nel food e nel non food, si sono così visti costretti ad abbandonare il nostro paese. Più in generale il trend comprende l'abbattimento del costo del lavoro attraverso licenziamenti, posti a rischio e ricorso prolungato agli ammortizzatori sociali. Ma è una questione anche di abitudini che cambiano, non solo di crisi economica.

I consumatori acquistano di più online, ad esempio (con una crescita, nell'insieme, dell'8% nel 2014). E c'è, inoltre, una tendenza più ampia rispetto al passato a risparmiare. Non a caso negli ultimi anni è cresciuto anche il numero di discount aperti, "boom" evidentemente non in grado di compensare le perdite registrate dalla Gdo nel suo complesso.

A tutto ciò si aggiunga infine una carenza di tipo “strutturale”. Secondo uno studio Mediobanca la presenza di strutture della Grande distribuzione sopra i mille metri quadri è pari al 53%, nel Regno Unito si attesta invece all'80%, in Francia al 77% e in Spagna al 62%, ma in generale i primi tre operatori in Italia rappresentano il 34% del mercato, contro il 61% del Regno Unito e della Germania, il 54% della Spagna e il 53% della Francia. Il confronto con il resto d'Europa ci vede indietro anche sul fronte dei volumi e dei prezzi di vendita. Mentre in Europa i primi, tra il 2008 e il 2013, sono cresciuti del 3,5% e i secondi del 12,7%, in Italia i volumi sono cresciuti solo dello 0,3%, mentre i prezzi hanno registrato un incremento del 3%.