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Da Roma alla Silicon Valley: le borse di studio "Best Program" per cambiare lʼItalia

Il progetto manda in California i nostri giovani talenti per "coltivarli" e aiutarli a creare nuove opportunità. E anche possibilità di rilancio per il Paese

best program
ufficio-stampa

Si chiama "Change your life, change Italy" la campagna video e web realizzata da J. Walter Thompson e presentata a Roma per lanciare Best Program 2015: si tratta di un progetto che premia i giovani italiani laureati Under 35 mandandoli in California, nella Silicon Valley, a costruirsi il loro futuro. I prescelti passano otto mesi all'estero, dove frequentano un corso di imprenditorialità, e altri cinque a fare un tirocinio in una start up statunitense.

Da Roma alla Silicon Valley: le borse di studio "Best Program" per cambiare lʼItalia

Spot d'autore - Per illustrare il programma, lo spot mostra un archivista in una stanza piena di scatoloni con i sogni di tanti giovani italiani. Con fare disincantato prende e sfoglia un plico che contiene i progetti futuri di studenti e ricercatori: chi vuole aprire un'impresa di robotica, chi una società informatica, chi punta alle biotecnologie.

I numeri di una realtà - Best Program, dove Best sta per Business Exchange and Student Training, è la risposta a tanti sogni e tanti progetti, che possono diventare realtà. L'iniziativa esiste da sette anni, in cui gli scambi con la Silicon Valley hanno coinvolto 63 laureati Under 35, attirato 30 milioni di euro di investimenti dagli Stati Uniti e creando 330 posti di lavoro. Fernando Napolitano, presidente dello Steering Committee del progetto, racconta a Tgcom24 come il suo Best Program, nato nel 2008, vuole "diventare grande" dopo sette anni di rodaggio.

Dodici borse di studio all'anno... - "L'idea è semplice - dice Napolitano -: una borsa di studio da 41mila euro viene assegnata a 12 neolaureati che presentino una idea di alta tecnologia che possa diventare un business. I prescelti passano tre mesi all'università di Santa Clara, in California, e per altri cinque mesi lavorano per una start-up cercando di perfezionare la loro 'idea' e al loro ritorno vengono aiutati da noi, ma spesso anche da fondi di investimento americani, a realizzare la loro start-up".

Il sostegno delle "stelle e strisce" - Il progetto vede la luce nel 2008, con il sostegno dell'allora ambasciatore Ronald P. Spogli, volato a Roma in questi giorni proprio per la prersentazione ufficiale di Best Program, e in tutti questi anni a sostenerlo sono stati da una parte alcuni Comuni e Regioni, dall'altra le aziende partner: tra le altre Enel, Wind, Mediaset. Partecipare alle selezioni è semplice: basta collegarsi al sito Italianbusiness-BestProgram e compilare il modulo per partecipare con la propria idea di business. La proposta viene valutata da una commissione di esperti che selezionano i borsisti da mandare dall'altra parte dell'oceano.

Possibilità di sviluppo... esponenziale - "Ma si potrebbe fare molto di più rispetto alle 12 borse di studio assegnate annualmente fin qui - assicura Napolitano -. Il nostro programma risponde esattamente alle regole del Fondo sociale europeo, a cui possono attingere le Regioni. Quindi noi oggi abbiamo la straordinaria opportunità di decuplicare il numero dei giovani laureati a cui dare un'opportunità per lanciare il loro business. Se ogni Regione mettesse sul piatto 750mila euro l'anno, potremmo mandare in America 20 giovani per regione ogni anno. E 'costruire' professionisti in grado di fare impresa, di creare lavoro e di crescere nella tecnologia ad alti livelli".

Un progetto ambizioso che, come potenziale platea, ha circa 600mila persone, il numero di laureati in materie tecniche sotto i 35 anni in Italia. "Certo, non tutti quelli che mandiamo in America oggi al loro ritorno a casa riescono a realizzare il loro modello di business e a fare la loro azienda - precisa Napolitano -, ma chi non arriva a creare la sua impresa acquisisce comunque gli strumenti che gli cambiano la vita".

"Siamo convinti - sottolinea Napolitano - che questa sia un'ottima strada per evitare la fuga di cervelli, per far crescere giovani laureati fieri del loro Paese e per trovare i mezzi che risolvano il problema del technology transfer: nella Silicon Valley è più facile trovare le strade per tradurre l'idea in un'azienda".

Success story
- I casi di successo nella breve storia di Best Progam non mancano. Silvia Bossi, per esempio, ha inventato un chip neuronale che costruisce per un amputato una protesi in grado di parlare con il cervello, superando quindi il problema tipico di queste persone, che è quello di sentire ancora l'arto che non c'è. Un'altra idea, nata e realizzata grazie a Best Program, porta la firma di Renato Panesi e Luca Rossettini, che insieme hanno inventato D-orbit, il primo motore che pulisce le orbite dei satelliti in una sorta di progetto "spazzino spaziale".

Ancora, Cosimo Palmisano, ingegnere, nella Silicon Valley ha messo a punto Ecce, un software con cui le aziende possono trasformare gli utenti dei social network in promotori di brand: un'idea piaciuta così tanto agli americani che questi gli hanno creato a casa sua, a Latina, le condizioni per vendere quel modello di business in tutto il mondo. "Sono soltanto alcuni dei casi che hanno fatto storia in questi nostri primi anni di vita - conclude Napolitano -. Ma siamo convinti di poter fare molto di più. E il fatto che l'ambasciatore Spogli faccia un viaggio in Italia appositamente per partecipare alla nostra iniziativa a Roma ci lusinga e ci dà ulteriori motivazioni". Adesso si aspetta che anche le Regioni diano il loro contributo. "Poi - conclude Napolitano - si tratterà soltanto di comprare biglietti aerei per la California".