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Coronavirus, Eurogruppo: "Whatever it takes", ok a flessibilità e possibile stop a Patto 

La criticità della situazione è ben espressa dalla decisione dellʼEuropa, ormai il nuovo epicentro del virus, di chiudere da martedì a mezzogiorno le frontiere esterne dellʼUnione. Gentiloni: "Lʼemergenza potrebbe portare a un taglio della crescita dellʼarea euro del 2,5%".

L'Eurogruppo appoggia la proposta della Commissione Ue di non contabilizzare ai fini del deficit gli stabilizzatori automatici, i benefit a sostegno dei disoccupati, e tutte le misure temporanee in risposta al Covid-19. Inoltre, accoglie con favore la possibilità di attivare la clausola di salvaguardia che sospende il Patto. E' quanto si legge nelle conclusioni dell'Eurogruppo.

L'Eurogruppo ha quindi sottolineato di essere pronto "a fare tutto il necessario (whatever it takes) per affrontare la sfida del coronavirus, ristabilire la fiducia e sostenere la ripresa" e come primo passo la Ue ha messo in campo risorse a tre cifre: l'1% del Pil Ue. Oltre l'ok alla flessibilità sul deficit, a quella sugli aiuti di Stato, e al possibile sospensione del Patto di Stabilità, non è escluso nemmeno un ricorso al Mes, la cui riforma per ora è congelata.

 

Gentiloni: "Possibile taglio alla crescita dell'eurozona fino al 2,5%" "Ci serve una risposta di policy che sia equivalente alla gravità della situazione. Ci serve un coordinamento senza precedenti sulle decisioni di bilancio", ha detto il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni che ha inoltre sottolineato come l'emergenza coronavirus possa abbattere l'economia della zona euro anche del 2-2,5%. Tuttavia la speranza è che grazie alle misure prese, la crescita negativa si assesti intorno al -1,1%.

 

La Ue chiude le frontiere esterne La criticità della situazione è ben espressa dalla decisione dell'Europa, ormai il nuovo epicentro del virus, di chiudere da martedì a mezzogiorno le frontiere esterne dell'Unione. Nel corso della videoconferenza dei leader del G7, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha spiegato di aver proposto "una restrizione temporanea per tutti i viaggi non essenziali verso l'Ue, per trenta giorni, ma da prolungare se necessario". Tale blocco, soggetto ad esenzioni per cittadini europei che tornano a casa, ma anche per personale sanitario e ricercatori, ha come obiettivo quello di "non appesantire ulteriormente i sistemi sanitari".

 

La Spagna secondo Paese più colpito Sempre più Stati membri però hanno già rinunciato alla libera circolazione interna sancita da Schengen. Così dopo Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania e Germania, anche la Spagna ha sigillato i suoi confini: è il secondo Paese più colpito in Europa, con oltre 9mila contagi e 300 morti.

 

Le misure della Germania Non va meglio in Germania, dove gli esperti sanitari hanno confermato che i casi "crescono piuttosto velocemente". Mentre la cancelliera Angela Merkel ha spiegato che Parlamento e Laender hanno varato "misure straordinarie ma necessarie" per ridurre i contatti sociali. La ricca Baviera ha dichiarato lo stato di calamità ed è praticamente chiusa.

 

Inversione di rotta per la Gran Bretagna Cresce l'allarme anche in Gran Bretagna: il brusco aumento delle infezioni da Covid-19 ha convinto Boris Johnson ad abbandonare la linea dell'attendismo, tanto che il capo del governo di Sua Maestà ha raccomandato lo stop di tutti i viaggi non necessari, il lavoro da casa e la rinuncia ai contatti sociali, incluse le 'istituzionali' bevute al pub.

 

Francia e Svizzera seguono il modello italiano Misure draconiane sulla falsariga italiana sono state adottate in Svizzera e uno scenario simile è stato imposto in Francia: spostamenti drasticamente ridotti per 15 giorni e sanzioni per chi non rispetta le regole. "Siamo in guerra", è stato il monito di Macron.

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